Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna
Edizione Italiana di Back to Godhead (tradotta integralmente) Vol. 20, Numero 5 Back to Godhead, Fondata nel 1944 Vol. 42, Numero 5 Settembre/Ottobre 2008


SOMMARIO

Lezione del Fondatore
5 L’Intelligenza e l’Esempio
Srila Prabhupada spiega che è dovere delle persone intelligenti, guidate dalle Scritture, mostrare la via agli altri.
7 Calendario
Incarnazioni di Krsna
8 Sri Vamana Risolve il Conflitto Universale
Sri Krsna appare come un affascinante ragazzo brahmana e fa un passo oltre l’universo.
16 Un richiamo all’Eroismo Spirituale
Benché dipinti come eroi, i principali personaggi dei film hanno tutti un difetto che li rende molto meno eroici.
19 Sezione Libri: Srimad-Bhagavatam
Dhruva rivela il suo desiderio a Narada
23 I Dialoghi di Srila Prabhupada
Cercare di Dare una Data ai Veda
24 L’Hatha Yoga e la Bhagavad-gita
Come la Gita insegna gli otto gradini dell’hatha yoga, l’argomento degli Yoga-sutra di Patanjali.
28 La Strada Davanti a Noi
Alcuni pensieri filosofici mentre ci si trova bloccati nel traffico in una delle più moderne città del mondo.
32 Meditazioni su Govardhana
Pellegrini di tutte le età camminano con riverenza intorno alla più sacra collina di Vrndavana.
36 Suoni Silenziosi
Gli Studenti delle scuole per sordi imparano come cantare Hare Krsna col linguaggio dei segni.
43 Speranza: la Base del Progresso Spirituale
La speranza spirituale esige una sana consapevolezza della disperazione della nostra condizione materiale.
47 e-Krishna

COPERTINA Sri Rama, l’eroe del Ramayana, uccide il malvagio re Ravana. Per leggere su quello che distingue gli eroi dai furfanti, vedere l’articolo a pagina 22.
(Dettaglio da un dipinto di Jnananjana Dasa)


BACK TO GOD­HEAD

La Rivista del Movimento Hare Krishna


FONDATORE (sotto la direzione di Sua Divina Grazia Sri Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada) Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE: Ali Krsna dasi (Alida D’Ambrosio)
DIRETTORE: Nagaraja dasa
EDIZIONE ITALIANA
E AMMINISTRAZIONE: Nimai Pandita dasa
TRADUZIONI: Purandara Misra dasa e Sri Saci dasi
ABBONAMENTI: Visnupriya dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna - strada Bonazza, 11 - 50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI) - Tel. (055) 8076414 - Fax (055) 8076630 E-mail: nimaipandit@bbtitalia.191.it

NOMI SPIRITUALI: I membri dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito dal suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

VALORE DELLA RIVISTA: Valore a copia
Euro 3,00. Le donazioni per ricevere la rivista devono essere versate sul C.C.P. n. 42036004, intestato a:
‘Confederazione Nazionale delle Associazioni per la Coscienza di Krishna’, strada Bonazza 11,
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI).
© Associazione Ritorno a Krishna - Tutti i diritti riservati - Ritorno a Krishna - Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano N° 199 del 13/3/1989 - Vol. 20, N.5 Settembre/Ottobre 2008
Stampa: La Zincografica, Firenze.
Sped. Abb. Post. Comma 20 C Legge 662/96 Filiale FI


BENVENUTO

TRE ARTICOLI di questo numero sono collegati a ricorrenze del calendario Vaisnava (pag. 7) di Settembre-Ottobre. Aja Govinda Dasa, continuando la sua serie sulle dieci principali incarnazioni di Krsna, si riferisce allo Srimad-Bhagavatam e ad altre Scritture per raccontare la storia dell’apparizione di Sri Vamana, che ha attraversato l’universo con due passi.
Il festival noto come Dushehra o Rama Vijaya commemora la vittoria di Sri Ramacandra su Ravana e la liberazione di Sita Devi, l’eterna consorte di Rama. In “Eroismo Spirituale,” Caitanya Carana Dasa mostra che mentre nel Ramayana sono chiaramente identificati l’eroe e il furfante, i cosiddetti eroi del cinema odierno sono privi della qualità essenziale del vero eroe.
In Ottobre inizia il mese di Karttika, nel quale si festeggia il festival di Govardhana Puja. Molti pellegrini onorano il mese di Karttika camminando intorno alla Collina di Govardhana a Vrndavana. Vaisesika Dasa, che ha vissuto per qualche tempo presso il tempio Hare Krsna di Govardhana, descrive alcune scene della strada che circonda la Collina Govardhana.
Che cosa ispira i pellegrini a compiere la difficile passeggiata di circa ventuno chilometri intorno alla Collina Govardhana? Per molti, è la speranza di un riconoscimento spirituale. In “Speranza: la Base del Progresso Spirituale,” Visakha Devi Dasi scrive sull’importanza della speranza spirituale.
Hare Krsna.—Nagaraja Dasa, Direttore

I NOSTRI SCOPI

Aiutare la gente a discernere la realtà dall’illusione, lo spirito dalla materia, l’eterno dal temporaneo.
Evidenziare i difetti del materialismo.
Offrire guida nelle tecniche vediche della vita spirituale
Preservare e diffondere la cultura vedica.
Celebrare il canto dei santi nomi del Signore come insegnato da Sri Caitanya Maha­prabhu.
Aiutare ogni essere vivente a ricordare e servire Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema.


LEZIONE DEL FONDATORE

Hyderabad, India — 17 Dicembre 1976
L’Intelligenza

I membri più saggi della società dovrebbero con il loro esempio mostrare agli altri come vivere pacificamente e diventare coscienti di Krsna.
di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
Fondatore-Acarya dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

saktah karmany avidvamso / yatha kurvanti bharata
kuryad vidvams tathasaktas / cikirsur loka-sangraham

“Come l’ignorante compie i suoi doveri con attaccamento al risultato, così anche il saggio agisce, ma senza attaccamento, al solo fine di portare gli uomini sul giusto sentiero.”
–Bhagavad-gita 3.25

CI SONO DUE categorie di uomini: i vidvan o i saggi e gli stolti che non hanno cultura. Naturalmente gli esseri umani sono molto più intelligenti degli animali, ma tra loro ce ne sono alcuni più intelligenti ed altri meno.
Gli animali e gli esseri umani hanno la stessa intelligenza per quanto riguarda mangiare, dormire, fare sesso e difendersi. Queste attività non richiedono una formazione culturale. Anche il cane sa come accoppiarsi. Per questo non c’è bisogno della filosofia di Freud. I mascalzoni di questa società umana invece pensano: “Ecco un grande filosofo, che scrive sul sesso.” Questo è ciò che accade.
Per le necessità alimentari, la terra è a nostra disposizione. Se con un po’ di lavoro producete i cereali di cui avete bisogno, potete mangiare a sazietà. Per mangiare non c’è bisogno di mattatoi tecnologicamente avanzati dove si uccidono molte mucche per poter vivere in una città al prezzo della vita di quei poveri animali. Questo significa fare un cattivo uso dell’intelligenza; non è intelligenza. Perciò un devoto che ha intelligenza dovrebbe mostrare come usarla.
Avidvamsah – gli stolti, uomini privi di conoscenza – hanno scoperto numerose attività che sono semplicemente inutili. Sono gli avidvamsah, gli uomini privi di conoscenza, che progettano il cosiddetto progresso della civiltà. Essi non fanno progredire la civiltà perché non credono nella trasmigrazione dell’anima. Non prendono in considerazione il tema più rilevante, ma fanno progetti. Nella loro vita attuale, che durerà cinquanta o sessanta anni, faranno grandissimi progetti, saranno pieni di attaccamenti materiali (saktah karmani) e ne troveranno di nuovi. Avidvamsah. Non sanno come usare il cervello e il loro talento.

Una Civiltà Atea

Questa è la differenza tra un devata, una persona divina, e un asura, un ateo.
Poiché l’asura pensa di vivere in eterno, prepara grandi progetti per le comodità materiali. Questa è una civiltà asurica. A nessuno sarà consentito di restare qui. Nella Bhagavad-gita (8.15) Sri Krsna dice, duhkhalayam asasvatam: il mondo materiale è temporaneo e pieno di sofferenza. È un luogo di sofferenza affinché possiamo comprendere la nostra posizione di anime subordinate a Dio.
Gli stolti però non prendono in considerazione la sofferenza e fanno progetti che li faranno soffrire di più. Questa è una civiltà di stolti. I cosiddetti scienziati parlano di progresso, ma è solo un gioco di parole.
Qualsiasi persona intelligente può chiedere: “Allora che cosa avete risolto? Che genere di soluzione avete trovato per i problemi della nascita, della morte, della vecchiaia e delle malattie? Avete risolto questi problemi?”
Non possono dire di sì. Diranno: “Stiamo cercando e fra milioni di anni forse sarà possibile. Può darsi che vivremo in eterno.”
Questo è il loro modo di parlare, ma chi vivrà milioni di anni per verificare questa affermazione? Fra cinquanta, sessanta anni nessuno ci sarà più ed anche voi sarete morti. Allora chi verificherà i risultati delle vostre azioni?
Questo è ciò che dicono. Perciò le persone intelligenti hanno il dovere di mostrare il modo giusto di vivere.
Per esempio, noi che abbiamo aderito alla coscienza di Krsna diamo l’esempio coltivando i campi per procurarci il cibo. Per quanto riguarda noi stessi, possiamo andare ovunque ad elemosinare un po’ di cibo. Non abbiamo affatto bisogno di attività agricole impegnative, ma lavoriamo senza attaccamento per essere d’esempio agli altri.
Non ne abbiamo bisogno, tuttavia dobbiamo lavorare. Il verso dice, kuryat: “Egli deve farlo.”
Posso dire: “Che bisogno c’è di sviluppare un grande programma di attività agricola? Posso andare ovunque a chiedere un po’ di cibo.”
No, dobbiamo farlo. Perché? Kuryad vidvams tatha asaktah: una persona saggia agisce, ma senza attaccament0. I karmi, privi di conoscenza spirituale, sono molto attaccati perfino alle cose senza senso. Colui che invece è vidvan agisce nello stesso modo dei karmi, ma senza attaccamento.
Perché? Cikirsur loka-sangraham: affinché gli altri possano seguire l’esempio.
“Perché fate grandissimi progetti per fabbriche grandiose? Seguite questo metodo per risolvere i vostri problemi economici.”
Krsna consiglia, krsi-go-raksya-vanijyam vaisya-karma svabhava-jam [Bg. 18.44]. Egli indica l’agricoltura, la protezione della mucca e il commercio. Nessuna industria. Krsna non incoraggia mai l’attività industriale. Per quanto riguarda il commercio, noi cerchiamo di coltivare i cereali e se aldilà delle nostre necessità alimentari c’è un eccesso, allora possiamo portare i cereali o qualsiasi altra cosa che abbiamo prodotto in quei luoghi dove ce n’è bisogno. Questo si chiama commercio. Anche lo scambio è una forma di commercio. Perciò è questo che Krsna ci consiglia, e poiché siamo coscienti di Krsna, dobbiamo ubbidire ai Suoi ordini.


Il Dovere dei Brahmana

L’attività agricola però non è per tutti. È per gli uomini di terza categoria. La prima categoria è quella dei brahmana, gli uomini che hanno la conoscenza, che conoscono il valore della vita e come la vita deve essere diretta ora in un modo ora in un altro. Essi hanno la conoscenza e guidano coloro che non l’hanno. Perciò il brahmana è il guru di tutte le altre classi.
La nostra posizione è quella del brahmana, però noi siamo anasakta, privi di attaccamenti. Senza attaccamenti potremo insegnare agli altri come vivere pacificamente e riservare il proprio tempo alla coscienza di Krsna. Questo è ciò che viene affermato qui. Kuryad vidvams tatha asaktas cikirsur loka-sangraham. L’idea è d’insegnare alle persone a vivere in pace e a diventare coscienti di Krsna. Vi ringrazio moltissimo.
Hare Krsna.


LETTERA AI LETTORI

Hare Krsna! Da qualche anno la rivista “Ritorno a Krishna” viene spedita ai nostri lettori in cambio di una donazione. Si cerca il più possibile di non sospendere la spedizione anche in mancanza di donazioni regolari, sebbene la sospensione può avvenire se per lunghi periodi non riceviamo donazioni.
Come avrete sicuramente notato è stato aumentato il numero delle pagine e la qualità della stampa. In questo mondo di violenza, terrorismo e guerre “Ritorno a Krishna” continua a rappresentare una luce nelle dense tenebre dell'era di Kali, era della discordia e dell’ipocrisia.
In ogni numero troverete un bollettino di conto corrente postale da utilizzare per inviare le vostre donazioni. L’importo della donazione, ovviamente, è libero e dipende dalle possibilità economiche di ognuno e dalla sua generosità.
Vi preghiamo di sostenerci generosamente nel nostro sforzo di continuare a pubblicare il messaggio di Krsna come insegnato da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami
Prabhupada. Grazie in anticipo. Hare Krsna!


CALENDARIO


Questo calendario è calcolato per la zona di Firenze. Le date, che derivano dal calendario lunare, possono variare per altre zone. Per ottenere le date esatte per la vostra area collegatevi al sito www.krishna.com/calendar.
Poiché il Movimento Hare Krsna si basa sulla linea di maestri che discende da Sri Caitanya Mahaprabhu, il calendario include non solo date rilevanti per tutti i seguaci della tradizione Vedica, ma anche date riferite ai compagni del Signore e a preminenti maestri spirituali della Sua successione.

17 Agosto-15 Settembre
(Mese di Hrsikesa)

Settembre

4—Anniversario dell’apparizione di Srimati Sita Devi, la consorte di
Srila Advaita Acarya.
7—Sri Radhastami, anniversario dell’apparizione di Srimati Radharani, l’eterna consorte di Krsna. Digiuno fino a mezzogiorno seguito da una festa di prasada.
11—Parsva Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi. (Digiuno fino a mezzogiorno oggi per Sri Vamana-dvadasi di domani).
Rompere il digiuno 5:41 - 10:04
12—Sri Vamana-dvadasi, anniversario dell’apparizione di Sri Vamana, l’incarnazione brahmana nano di Krsna. Anniversario dell’apparizione di Srila Jiva Gosvami, uno dei sei Gosvami di Vrndavana.
13—Anniversario dell’apparizione di Srila Bhaktivinoda Thakura, padre di Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura (il maestro spirituale di Srila Prabhupada), e pioniere della diffusione della coscienza di Krsna in inglese.
Digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.
14—Anniversario della scomparsa di Haridasa Thakura, massimo
maestro del canto del mantra Hare Krsna.
15—Anniversario dell’accettazione del sannyasa, l’ordine di rinuncia, da parte di Srila Prabhupada. Inizia il terzo mese di Caturmasya (digiuno di latte).
16 Settembre-14 Ottobre
(Mese di Padmanabha)
21—Anniversario dell’arrivo negli Stati Uniti di Srila Prabhupada.
25—Indira Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 6:07 - 10:06

Ottobre

10—Ramacandra Vijayotsava, l’anniversario della vittoria di Sri Rama. su Ravana. Anniversario dell’apparizione di Srila Madhvacarya, filosofo Vaisnava e maestro spirituale apparso nel tredicesimo secolo.
10—Pasaskusa Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 8:47 - 10:09
12—Anniversario della scomparsa di Srila Raghunatha Dasa, Srila Raghunatha Bhatta e Srila Krsnadasa Kaviraja Gosvami, grandi compagni e seguaci di Sri Caitanya.
14—Sri Krsna Saradiya Rasa-yatra. Anniversario della scomparsa di Sri Murari Gupta, un compagno di Sri Caitanya. Inizio del Damodara-vrata. Offerta di fiammelle per un mese. Inizia anche il quarto mese di Caturmasya (digiuno di urad dal).
15 Ottobre-13 Novembre
(Mese di Damodara)
19—Anniversario della scomparsa di Srila Narottama Dasa Thakura, un grande devoto di Krsna
conosciuto per le sue canzoni devozionali in Bengalese.
21—Apparizione del Radha Kunda.
24—Rama Ekadasi
Digiuno di cereali e legumi.
Rompere il digiuno 6:42 - 10:13
28—Diwali, il festival in cui i templi di Krsna vengono illuminati con fiammelle. Contatta il tempio Hare Krsna locale per ulteriori dettagli.
29—Govardhana Puja, il festival che commemora l’adorazione della Collina di Govardhana da parte dei residenti di Vrndavana e Krsna che solleva la collina. Contatta il tempio Hare Krsna locale per ulteriori dettagli.

Novembre

1—Anniversario della scomparsa di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, fondatore-acarya dell’Associazine Internazionale per la Coscienza di Krishna. I devoti commorano questo giorno con ricordi personali di Srila Prabhupada, leggendo dalla sua biografia. Digiuno fino a mezzogiorno, seguito da una festa di prasada.



INCARNAZIONI DI KRSNA


SRI VAMANA
Risolve il Conflitto Universale


Sri Visnu si presenta sotto altra forma per restituire il controllo dell’universo agli esseri celesti, Suoi devoti.
di Aja Govinda Dasa

DIO È IL MAESTRO di tutte le arti, compresa quella di risolvere i conflitti. Egli è il padre affettuoso di tutti e ogni Sua azione dà beneficio a tutti i Suoi figli. La storia di Sri Vamana mostra come il Signore riuscì a soddisfare due gruppi rivali ponendo fine ad una guerra cosmica tra i demoni e gli esseri celesti.
Da questo divertimento apprendiamo anche che il Signore manifesta la Sua misericordia più elevata quando priva il Suo devoto di tutte le protezioni materiali affinché possa arrendersi a Lui incondizionatamente. Il Signore fa questo per aumentare la fiducia amorevole dei devoti verso di Lui, liberandoli dalla dipendenza dai loro effimeri poteri materiali.


Il Virtuoso Re Prahlada

La storia di Sri Vamana è il seguito di quella di Sri Nrsimha. In breve, Sri Nrsimha discese per proteggere il Suo devoto Prahlada Maharaja che era terrorizzato dal padre, l’ateo Hiranakasipu. Dopo che Sri Nrsimhadeva ebbe ucciso (e liberato) questo tiranno ateo, Prahlada Maharaja fu incoronato imperatore dei demoni, i nemici degli esseri celesti. Gli esseri celesti (amministratori capo dell’universo) recuperarono poi la loro sovranità sul cielo, che era stato sotto il controllo di Hiranyakasipu.
Perché dopo che Nrsimhadeva aveva messo le cose a posto si sviluppò nuovamente un conflitto tra i demoni e gli esseri celesti? Ora che il re santo Prahlada, amante della pace, governava i demoni, come poteva esserci una guerra?
Prahlada Maharaja era così santo e amante della pace che dimostrò il suo altruismo prendendosi cura più dei sudditi che della propria famiglia. Quando il figlio di Prahlada, Virocana, voleva sposare una fanciulla desiderata da un giovane brahmana, Prahlada convinse Virocana a rinunciare al suo desiderio. In questo modo Prahlada dimostrò che il re e la sua famiglia dovrebbero essere sempre al servizio dei sudditi e non dovrebbero mai esercitare la forza e il potere per soddisfare i propri desideri. (Mahabharata, Udyoga Parva 35).
Governati da un re così amabile, i demoni erano tranquilli, ma dopo che Prahlada ebbe rinunciato al trono a favore del figlio Virocana, l’odio tra gli esseri celesti e i demoni si manifestò di nuovo.
Questi sono gli avvenimenti che determinarono la rinuncia al trono da parte di Prahlada.
Una volta, mentre Prahlada era ancora re, un saggio che si bagnava in un fiume sacro fu morso da un serpente, che avvolgendosi intorno alle sue gambe lo tirò sott’acqua. Grazie alla sua sincera fede nella protezione di Sri Visnu, il saggio non reagì. Il serpente lo trascinò giù fino al regno sotterraneo dei demoni, dove Prahlada gli rese onore. Durante il loro incontro il saggio ispirò Prahlada a visitare i luoghi di pellegrinaggio.
Durante una visita ad una foresta sacra, Prahlada vide un pino trafitto da alcune frecce, la cui linfa faceva pensare a lacrime di dolore. Vicino all’albero sedevano due asceti. Alla vista delle loro frecce che trafiggevano l’albero innocente, Prahlada li attaccò, ma gli asceti lo sconfissero con facilità. Allora egli pregò Sri Visnu, che gli disse che solo con la devozione avrebbe potuto vincere i due asceti. In realtà i due asceti erano i Rsi Nara-Narayana, incarnazioni di Visnu. Per farsi perdonare di aver combattuto contro di loro, Prahlada rinunciò al suo regno e si ritirò per compiere austerità. Dopo questo avvenimento, Prahlada svolse solo la funzione di consigliere per i suoi successori (Vamana Purana 7-8).


Virocana, il Figlio di Prahlada

Virocana divenne il nuovo imperatore dei demoni, ma il possesso di una scintillante corona d’oro, dono del dio del sole, lo rese arrogante ed offensivo nei confronti degli esseri celesti. Virocana aveva ricevuto la benedizione di non poter essere ucciso finché avesse indossato quella corona (Ganesa Purana 2.29). Essendo a conoscenza di questo, gli esseri celesti cospirarono contro di lui. Travestiti da saggi, lo supplicarono e il generoso Virocana promise di esaudire il loro desiderio. Gli chiesero in elemosina la sua corona. Virocana, sebbene si fosse accorto del complotto degli esseri celesti, fedele alla parola data, si separò dalla sua corona ed anche dalla sua vita (Srimad-Bhagavatam 8.19.14).


Bali Conquista i Pianeti Celesti

Infuriato per l’inganno degli esseri celesti, Bali, figlio di Virocana, divenne un nemico dichiarato degli esseri celesti, gli spietati uccisori di suo padre. Una volta Indra, re degli esseri celesti, aveva altezzosamente rifiutato una ghirlanda offertagli da un saggio e il saggio aveva maledetto gli esseri celesti. Grazie a questa maledizione Bali sconfisse facilmente gli esseri celesti in battaglia, vincendo il regno dei pianeti celesti.
Gli esseri celesti erano in svantaggio. I demoni non temevano la morte perché il loro maestro Sukracarya poteva con un mantra segreto farli rivivere dopo la morte. Espulsi dalle loro residenze, gli esseri celesti presero rifugio in Sri Visnu, che disse loro di frullare l’oceano di latte in un momento di tregua con i demoni. Questo avrebbe permesso di recuperare i gioielli che erano caduti nell’oceano dalle mani di Bali mentre trasportava il tesoro degli esseri celesti nella sua capitale e di estrarne anche l’ambrosia che aveva il potere di rendere immortali gli esseri celesti. (Visnu Purana 1.9, Matsya Purana 250-251).
All’inizio questa operazione produsse del veleno, poi oggetti preziosi come gemme, gioielli, animali, esseri celesti maschili e femminili ed infine il vaso dell’ambrosia. Sri Visnu, prendendo l’aspetto di una donna che era l’incarnazione della bellezza sensuale, ingannò i demoni distribuendo tutta l’ambrosia agli esseri celesti. Potenziati dal nettare dell’immortalità, gli esseri celesti respinsero l’attacco dei demoni che volevano assicurarsi il nettare per se stessi. I demoni allora ricorsero ad artifici illusori confondendo gli esseri celesti.
Gli esseri celesti presero rifugio in Sri Visnu, che senza sforzo rese vani i trucchi dei demoni. Con il Signore dalla loro parte, gli esseri celesti uccisero Bali. Approfittando della debolezza dell’esercito dei demoni, gli esseri celesti cominciarono a massacrarli senza pietà. Allora Narada Muni, il saggio fra gli esseri celesti, proibì loro di continuare la carneficina consigliandoli di far ritorno nel loro regno celeste. Disse ai demoni di portare il cadavere del loro imperatore Bali a Sukracarya, che fece rivivere tutti i demoni morti i cui corpi erano rimasti intatti.
Quando Bali riprese vita, sotto la guida di Sukracarya compì un sacrificio per conquistare l’universo. In questo modo ottenne un arco invincibile, un’armatura impenetrabile, due faretre inesauribili e un carro d’oro con una splendida bandiera trainato da bellissimi cavalli. Suo nonno gli dette una ghirlanda che rimaneva sempre fresca e il suo maestro una conchiglia che dava la vittoria. Dopo aver ricevuto questi doni e queste benedizioni, Bali si precipitò verso la capitale di Indra e l’attaccò con tutta la sua potenza. Indra e gli altri esseri celesti si nascosero. Con le benedizioni del suo maestro, Bali regnò sui pianeti celesti. Seguendo i buoni consigli di suo nonno Prahlada, Bali fu un re virtuoso (Vamana Purana 74-75).


Vamanadeva Appare

Aditi, la madre degli esseri celesti, si lamentava vedendo i suoi figli che vagavano senza dimora. Suo marito Kasyapa la consigliò di stare calma sia nella buona che nella cattiva sorte, ma non riuscendo a tranquillizzarla le suggerì di compiere un voto di dodici giorni per soddisfare Sri Krsna. Compiaciuto da questo voto, il Signore le promise di apparire come suo figlio. Kasyapa, in trance, vide il Signore. Allora fecondò sua moglie e il Signore entrò nel grembo di Aditi.
Sri Vamana dalla carnagione bluastra apparve in questo mondo vestito di seta dorata tenendo nelle Sue quattro mani una conchiglia, un disco, una mazza e un fiore di loto. La Sua apparizione procurò gioia a tutto il creato.
Poi si trasformò in un brahmana-nano e per la cerimonia del Suo compleanno tutti gli esseri celesti e i saggi Gli offrirono dei doni. Il dio del sole cantò mantra vedici, il sacerdote degli esseri celesti decorò il Suo petto con il filo sacro e Kasyapa Muni pose una cintura di paglia intorno ai Suoi fianchi. Madre Terra insieme con Sua madre Gli offrì una pelle di cervo e un perizoma. La Luna (regina delle foreste) Gli offrì il bastone del celibato e i pianeti celesti Gli donarono un ombrello. Brahma Gli fornì un recipiente per l’acqua, i sette saggi Gli portarono erba sacra e la dea del sapere Gli donò una corona per pregare. Il tesoriere degli esseri celesti offrì una ciotola da elemosina e Bhagavati, moglie di Siva Gli fece l’elemosina per prima.



Vamanadeva Chiede la Carità a Bali

Sri Vamanadeva compì alcuni sacrifici del fuoco per dare il giusto esempio a tutti i saggi. Quando seppe che re Bali era impegnato a compiere un sacrificio sotto la guida di Sukracarya, si recò in visita da Bali, comprimendo la superficie della Terra ad ogni passo.
Quando Vamanadeva si avvicinò a Bali, il fuoco del sacrificio era praticamente spento, i demoni non poterono ricevere le loro parti del sacrificio e gli inni che emanavano dalla bocca dei saggi potenziarono gli esseri celesti invece dei demoni (Nrsimha Purana 45.10-13) Tutti i saggi che partecipavano al sacrificio rimasero stupefatti nel vedere la radiosità che emanava da Vamanadeva. Pensarono che si stesse avvicinando l’incarnazione del sole o del fuoco e tutti Gli offrirono i loro omaggi. Bali Maharaja con cordialità Lo fece sedere e lavò i Suoi piedi di loto. Il grande re si versò poi sulla testa l’acqua sacra santificata dal contatto con i piedi di loto del Signore, proprio come il Signore Siva porta nei Suoi capelli il sacro Gange. Quindi Bali Maharaja chiese al Signore in che cosa poteva servirLo.
Dopo aver lodato la dinastia di Bali come gloriosa e infallibile nei suoi voti di carità e di cortesia, Vamana gli chiese solo tre passi di terra. Bali Maharaja sorrise per questa richiesta, che considerava infantile, ed insistette perché chiedesse qualcosa di più importante. Vamanadeva rispose che l’avidità non può mai essere saziata, anzi porterà la persona avida a desiderare sempre di più.
In realtà, Vamanadeva stava insegnando a Bali Maharaja che il suo dominio sui pianeti celesti serviva solo a soddisfare la sua egoistica avidità e a tormentare gli esseri celesti. Sebbene come guerriero supremo, il Signore avrebbe potuto facilmente riconquistare i pianeti celesti a favore degli esseri celesti vanificando in battaglia l’orgoglio di Bali, Si presentò nella veste di un giovane saggio per insegnare al Suo devoto Bali Maharaja ad abbandonare l’eccessivo attaccamento alla proprietà. Il Signore insegnò a Bali che ognuno dovrebbe essere soddisfatto di quello che possiede per volontà della provvidenza e non desiderare le proprietà altrui.
Bali allora acconsentì a donare al Signore tre passi di terra. Proprio quando stava per confermare con l’acqua la sua promessa, Sukracarya, avendo riconosciuto in Vamanadeva Sri Visnu in persona, cercò di dissuadere Bali dal mantenere la sua promessa. Bali provvedeva al sostentamento di Sukracarya, che non voleva che il suo ricco benefattore perdesse tutte le sue ricchezze. Egli informò Bali che il bambino davanti a lui in realtà era il Signore Supremo Visnu, venuto a recuperare tutte le ricchezze degli esseri celesti.
Inoltre, Sukracarya avvertì Bali che se non avesse mantenuto la sua promessa a Sri Vamana avrebbe dovuto soffrire all’inferno, perché Vamana con due passi avrebbe coperto tutto il regno di Bali (l’universo), senza lasciare spazio ad un terzo passo. Bali non aveva ancora pronunciato l’om, perciò in effetti, come Sukracarya disse, la sua promessa poteva essere revocata.
Bali però non era disposto a ritrattare la parola data sapendo che Madre Terra non può sostenere il peso di una persona disonesta. Ora che il Signore Stesso era venuto alla sua porta, come avrebbe potuto opporsi alla Sua suprema volontà? Sebbene disubbidire agli ordini del guru costituisca comunemente un’offesa, Bali respinse il consiglio del suo guru perché contraddiceva il principio di soddisfare il Signore. A proposito dell’inferno, Bali Maharaja disse: “Non temo l’inferno, la povertà, un oceano di sofferenza, la caduta dalla mia posizione e neppure la morte così tanto quanto l’ingannare un brahmana.”
Citò gli esempi di grandi anime che avevano sacrificato la loro vita per gli altri. Dopo tutto la morte porta via ogni cosa, allora perché essere attaccati alle proprietà?
Bali continuò: “Molti re hanno ottenuto fama immortale per i loro atti eroici, ma raramente la fortuna di servire una persona santa. E la mia fortuna supera ogni limite, perché il marito della dea della fortuna è venuto da me sotto le spoglie di una persona santa per chiedermi l’elemosina. Mio caro maestro, tu stesso adori Visnu, ed ora che Egli è apparso davanti a me, devo seguire i Suoi insegnamenti, anche se è venuto come nemico. Poiché ora Egli è un brahmana bambino, io non combatterò con Lui, anche se mi arrestasse o mi uccidesse.” (Srimad-Bhagavatam 8.20.12)
Sentito questo, Sukracarya condannò il suo discepolo disubbidiente a perdere tutte le ricchezze.
Nonostante fosse stato maledetto, Bali offrì dell’acqua a Vamanadeva, mantenendo così la sua promessa. Sukracarya aveva cercato d’intervenire, ma senza successo. [Vedi l’inserto: “Il cambiamento di Sukracarya”.]
Nonostante l’aspetto di un nano, il Signore Si espanse nella Sua forma cosmica, rivelando l’universo intero. Con il Suo primo passo ricoprì tutti i pianeti inferiori fino alla Terra e con il secondo raggiunse direttamente la parte più alta dell’universo. Il Suo alluce forò la copertura dell’universo facendovi penetrare l’acqua dell’Oceano Causale (su cui galleggiano numerosi universi), che lavò i piedi di loto del Signore e discese nel nostro universo sotto la forma del Gange celestiale (Srimad Bhagavatam 5.17.1).
Jayadeva Gosvami, poeta e devoto, del dodicesimo secolo scrive:

chalayasi vikramane balim adbhuta-
vamana
pada-nakha-nira-janita-jana-pavana
kesava dhrta-vamana-rupa
jaya jagadisa hare

“O Kesava! O Signore dell’universo! O Sri Hari che hai assunto la forma di un brahmana nano! Tutte le glorie a Te! O nano meraviglioso, con i tuoi potenti passi hai ingannato il re Bali e con l’acqua del Gange che è uscita dalle unghie del Tuo piede di loto, liberi tutti gli esseri viventi di questo mondo.”
L’acqua del Gange contiene anche quella uscita dal recipiente dell’acqua con cui Brahma bagnò e adorò il piede di loto del Signore quando esso arrivò fino al più elevato sistema planetario (Srimad-Bhagavatam 8.21.4).
Vamanadeva poi Si manifestò di nuovo come un giovane saggio e tutti gli esseri celesti Lo adorarono. I demoni invece si scagliarono contro il Signore, ma furono uccisi dai Suoi potenti compagni. Bali Maharaja ordinò ai suoi soldati di desistere dal combattimento dichiarando che il supremo fattore tempo al momento non era a loro favore. Nessuno, disse, può opporsi al volere del Signore Supremo.
I soldati demoni ritornarono alle loro dimore nei pianeti inferiori. Garuda, l’aquila che trasporta Sri Visnu, imprigionò allora Bali Maharaja usando serpenti come corde e il Signore rimproverò a Bali di non aver offerto i tre passi di terra. Per questa mancanza avrebbe dovuto vivere all’inferno.
Il Signore portò via tutto a Bali, eccettuato il suo libero arbitrio. Dio può prenderci ogni cosa, ma non ci toglie mai il nostro libero arbitrio. Noi abbiamo sempre la scelta di arrenderci a Lui o no.
Per mantenere la sua promessa Bali si arrese allora ai piedi di loto del Signore chiedendoGli di porre il terzo passo sulla sua testa. Per questa azione Bali è famoso come esempio di una completa resa al Signore.
In effetti, Bali riteneva che le azioni del Signore fossero più misericordiose nei suoi confronti che nei confronti di Indra. Certamente Indra recuperava la sua opulenza e il suo regno, ma essendo liberato dal falso prestigio, Bali aveva ottenuto il puro servizio devozionale al Signore.
Quando Vamanadeva era apparso nel grembo di Aditi, Prahlada aveva ammonito Bali sul fatto che il Signore avrebbe di lì a poco sconfitto i demoni e restituito i pianeti celesti agli esseri celesti.
Bali lo sfidò in modo arrogante: “Chi è questo Visnu in paragone ai miei guerrieri demoni?”
Sentita la risposta orgogliosa di suo nipote, Prahlada l’aveva rimproverato: “Come puoi parlare così? Ti maledico a perdere la tua posizione prestigiosa perché hai insultato il mio adorato Sri Visnu.”
Rendendosi conto del suo errore, Bali implorò perdono per il suo orgoglio. Tuttavia la maledizione non poteva essere ritirata. Prahlada assicurò a Bali che il Signore in persona l’avrebbe protetto (Vamana Purana 77). Allora Prahlada Maharaja rese onore all’azione correttiva di Sri Vamana perché questa sarebbe stata benefica per Bali, che era diventato molto arrogante a causa della sua opulenza materiale.
Nello Srimad-Bhagavatam (10,88.8-9), il Signore Stesso afferma: “Se favorisco qualcuno in modo particolare, lo privo gradualmente di tutte le sue ricchezze. Allora i parenti e gli amici di quest’uomo ridotto in miseria lo abbandonano ed egli sperimenterà una sofferenza dopo l’altra.
Quando questa persona è frustrata nel tentativo di accumulare denaro e diventa invece amica dei Miei devoti, le concedo una misericordia speciale.”
Anche la moglie di Bali Maharaja ritenne che l’arresto del marito fosse stato opportuno, perché si era vantato di possedere quello che appartiene al Signore, l’originale proprietario e controllore di ogni cosa.

Bali Ottenne un Regno Sotterraneo

Sri Brahma supplicò allora Vamanadeva di liberare Bali, che aveva offerto tutte le sue proprietà al Signore, compreso il suo corpo. Vamanadeva accettò la richiesta di Brahma, essendo molto compiaciuto della rettitudine di Bali, che era rimasta integra sebbene il suo guru l’avesse maledetto, egli avesse perso il suo regno, fosse stato sconfitto, arrestato e respinto da parenti e amici. Sri Vamana dette a Bali Maharaja la benedizione di ricoprire la carica di Indra in un’era successiva. Fino ad allora egli avrebbe governato come re su un pianeta inferiore progettato dall’architetto degli esseri celesti per essere centinaia di volte più splendente dei pianeti superiori (Srimad-Bhagavatam 8.22.32-33). Sri Vamana stesso protesse il regno di Bali.
Bali e Prahlada lodarono il Signore con grande affetto, rendendosi conto che neppure gli esseri celesti avevano mai ottenuto la misericordia senza causa che Egli aveva mostrato ai demoni. Successivamente il Signore restituì tutte le terre che aveva preso a Bali Maharaja ai proprietari originali – Indra e gli esseri celesti.

Indra e Bali: Due Devoti Soddisfatti

Il Signore spesso agisce in modi imprevedibili e meravigliosi, ma i Suoi divertimenti stabiliscono sempre il vero dharma per il beneficio di tutti.
La riconquista da parte di Vamanadeva dei pianeti celesti governati da Bali e la loro restituzione agli esseri celesti fu di beneficio sia per Indra che per Bali. Entrambi ottennero un loro regno, ma anche qualcosa di molto più prezioso: profonda fede e amore per Vamanadeva, che soddisfece il doppio ruolo di fratello minore di Indra e di protettore di Bali.Questo divertimento glorifica inoltre l’inflessibile determinazione di Bali Maharaja nel mantenere il suo voto in qualsiasi circostanza. Bali Maharaja è una delle dodici grandi personalità (mahajana) che sono onorate per la loro esclusiva devozione al Signore anche nelle situazioni più difficili.

Aja Govinda Dasa, discepolo di Sua Santità Hanumatpresaka Swami, sta conseguendo una laurea in cibernetica ad Oxford con una borsa di studio Clarendon.


Il Cambiamento di Sukracarya

QUANDO BALI, PER suggellare il suo giuramento, stava per versare dell’acqua nelle mani di Vamanadeva, Sukracarya ridusse la dimensione del proprio corpo, entrò nel recipiente e bloccò il foro da cui sarebbe uscito il getto d’acqua. Per togliere la piccola ostruzione, Vamanadeva introdusse nel foro un filo di paglia ferendo l’occhio di Sukracarya, che uscì afflitto da un tremendo dolore. L’acqua allora fluì liberamente nelle mani di loto di Sri Vamana (Nrsimha Purana 45.34-37).
Pentendosi del suo errore, Sukracarya compì delle austerità stando in piedi nel fiume Gange con le mani alzate e concentrando la mente su Sri Vamana. Recitò preghiere in onore del Signore, che apparve sulla scena e chiese per quale ragione Gli erano state rivolte delle preghiere. Sukracarya supplicò il Signore che lo perdonasse per aver cercato di dissuadere Bali dall’esaudire il desiderio del Signore. Il Signore allora toccò l’occhio ferito di Sukracarya con la Sua conchiglia guarendolo istantaneamente. In questo modo Sukracarya fu perdonato per la sua offesa (Nrsimha Purana 55.1-20)
Dopo che Bali ebbe ottenuto di regnare sul pianeta Sutala, Vamanadeva chiese a Sukracarya perché avesse maledetto Bali, il suo discepolo. Quale era stato l’errore di Bali? Sukracarya ammise che poiché Bali aveva onorato lo Yajna Purusa, l’originale e il più importante beneficiario di tutti i sacrifici, il carattere di Bali era veramente senza difetti. Chiunque desidera sinceramente soddisfare il Signore Supremo deve essere considerato puro anche se nella sua adorazione ci può essere qualche errore. È sufficiente cantare il nome del Signore perché tutto diventi di buon auspicio. Con queste parole Sukracarya si adeguò debitamente al desiderio del Signore di restituire i pianeti celesti agli esseri celesti (Srimad-Bhagavatam 8.23.14-18)



Un Richiamo
ALL’EROISMO SPIRITUALE
Come Ravana nel Ramayana, gli eroi e le eroine dei film di oggi hanno un difetto che è loro fatale.
di Caitanya Carana Dasa


Il RAMAYANA è un’antica saga vedica di azione, di sentimenti, di saggezza e di avventura; una saga che per millenni ha ispirato un quarto della popolazione mondiale; una saga che rappresenta un passato in cui esseri dai poteri celestiali – sia divini che demoniaci – interagivano sul nostro regno terrestre; una saga della lotta tra il bene e il male; una saga in cui Dio discende ed insegna la virtù, la giustizia e la spiritualità con il Suo puro esempio personale.
Nonostante l’antichità storica del Ramayana, la sua vicenda di base, simile a quella tipica di un film, rappresenta un eroe, un’eroina e un malvagio che ha desideri lussuriosi per l’eroina, e racconta di un emozionante scontro tra l’eroe e il malvagio che culmina con la morte del malvagio e con la riunione dell’eroe con l’eroina. Tra il Ramayana e un film moderno c’è però una differenza sostanziale: in un film l’eroe, l’eroina e il malvagio sono in realtà tutti malvagi.
Perché? Molte persone pensano che un malvagio sia qualcuno che gode nel tormentare e far soffrire gli altri. Sebbene non sia sbagliato, questo concetto del male è incompleto e ingenuo, perché ignora una realtà fondamentale: Dio, il nostro amorevole padre supremamente degno di fiducia. Molti di noi non hanno mai ricevuto l’educazione spirituale necessaria per comprendere che è Dio a fornirci ogni giorno disinteressatamente il nostro cibo quotidiano. È vero che dobbiamo lavorare duramente per guadagnarci la vita, ma i nostri sforzi sono secondari. È come il duro lavoro degli uccelli che cercano i semi: se Dio non fornisse i semi per mezzo della natura, la loro ricerca, anche la più minuziosa, sarebbe vana. Nello stesso modo, se non ci fosse Dio a ideare il miracoloso meccanismo della fotosintesi, che trasforma il “fango in manghi” (un’impresa ben aldilà delle possibilità dei più grandi scienziati e dei computer più moderni), non potremmo avere nessun genere di cibo, nonostante tutti i nostri sforzi. Tutte le altre nostre necessità –il calore, la luce, l’aria, l’acqua, la salute – sono ugualmente soddisfatte primariamente dalla volontà divina e secondariamente dallo sforzo dell’uomo.
Sfortunatamente i nostri media, la nostra cultura e la nostra educazione ci occupano la mente con moltissime attrazioni materialistiche tanto da renderci ciechi alla realtà della nostra dipendenza da Dio e dai nostri obblighi verso di Lui. Il timore di Dio è l’inizio della saggezza, proprio come una sana paura di un padre amorevole è necessaria perchè un figlio malvagio ed inquieto diventi disciplinato e responsabile. L’amore per Dio è il culmine della saggezza così come la gratitudine e l’amore per un padre amorevole mostrano la maturità di un figlio ormai cresciuto.
Purtroppo però, la nostra società non incoraggia né amore né timore verso Dio, ma dà invece risalto al materialismo ateo ed egoistico. Per conseguenza, ai giorni nostri molte persone sono estremamente egoiste nelle loro relazioni con Dio. Esse non concedono neanche un momento alla persona che ha dato loro tutto quello che hanno nella vita. In una famiglia, se un figlio non si prende cura di suo padre, che è l’anello di congiunzione con i suoi fratelli, presto cesserà di prendersi cura anche di loro. In realtà egli può perfino diventare maldisposto verso di loro perché essi si configurano come suoi concorrenti per l’eredità. Nello stesso modo, l’egoismo nella nostra relazione con Dio è l’origine di ogni male. Noi tutti abbiamo seminato quei semi di malvagità nei nostri cuori e adesso siamo obbligati a nutrirci l’un l’altro con i loro frutti amari – terrorismo, corruzione, criminalità, sfruttamento – nati tutti dalla lotta per le risorse, che costituiscono la nostra eredità da parte di Dio.


Eroi Divini

Il Ramayana ci fa intravedere eroismo e malvagità, amore disinteressato e lussuria egoistica. Sri Rama e la Sua sposa Sita sono l’eterno eroe e l’eterna eroina. Hanuman, l’eroe divino, impersona la tendenza a servire disinteressatamente il Signore nel Suo divino amore, mentre Ravana, il malvagio ateo, rappresenta la tendenza ad impadronirci egoisticamente della proprietà di Dio per la nostra lussuria. L’eroe divino aspira a godere con Dio, mentre il malvagio ateo vuole godere come se fosse Dio.
D’altra parte, tutti i principali attori di un film tipico – l’eroe, l’eroina e il malvagio – hanno la stessa mentalità malvagia di voler godere senza curarsi di Dio. Nell’eroe e nell’eroina la finzione della storia sentimentale maschera questa posizione mentale, mentre nel malvagio questa mentalità viene espressa senza riserve. Sono però tutti Ravana; l’unica differenza consiste semplicemente in una diversa tonalità.
I nostri tentativi egoistici di imitare gli eroi e le eroine, sia nei film che nella vita reale, sono essenzialmente malvagi ed alimentano e stimolano tutti i mali più gravi che temiamo. In definitiva i nostri atti malvagi ritornano come boomerang su di noi perché perpetuano l’illusione della nostra errata identificazione con il corpo, che ci assoggetta alle torture della vecchiaia, delle malattie, della morte e della rinascita – ancora, ancora ed ancora.
Naturalmente non dobbiamo soffocare la nostra spinta naturale ad essere speciali. Come Hanuman, anche tutti noi possiamo essere eroi – al servizio dell’eroe supremo. Sfortunatamente la nostra società presenta la tendenza di Ravana come eroica e la propensione di Hanuman come antiquata.


Una Lezione di Speranza

Il Ramayana rivela che Ravana, nonostante la sua eccezionale opulenza, non era mai soddisfatto ma sempre più lussurioso ed avido. Non è questa la condizione della nostra civiltà moderna?
Tutto il potere e la ricchezza di Ravana non riuscirono né a renderlo felice né a salvarlo dalla distruzione finale. La sconfitta finale di Ravana ci ricorda il destino che attende la nostra società se continua nel suo egoismo ateo.
Tuttavia la caduta di Ravana non è solo un ammonimento da giudizio universale; è anche un messaggio di speranza e di gioia,
perché ci insegna che il Signore è capace di distruggere il male dentro e fuori. Lo stesso Sri Rama che uccise Ravana millenni fa è riapparso come il Suo Santo Nome per distruggere il Ravana che è nel cuore delle persone. Il Santo Nome ci offre la vera felicità non cercando d’imitare Dio, ma amando Dio, non diventando un eroe per imitazione, ma un eroe nel servizio.

Caitanya Carana Dasa è un discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempo pieno all’ISKCON di Pune. La sua rivista gratuita di cibernetica, The Spiritual

SEZIONE LIBRI : SRIMAD-BHAGAVATAM

Considerato “il frutto maturo dell’albero della letteratura Vedica,” lo Srimad-Bhagavatam è la più completa ed autorevole esposizione della conoscenza Vedica. Cinquemila anni fa Krsna Dvaipayana Vyasa compose questo purana, o storia, per spiegare l’essenza della conoscenza spirituale. Qui presentiamo lo Srimad-Bhagavatam col testo originale sanscrito, la traslitterazione, la traduzione parola per parola, la traduzione letterale e le spiegazioni di Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Acarya Fondatore dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna.

DHRUVA RIVELA
IL SUO DESIDERIO
A NARADA

Dhruva esprime la sua incapacità di seguire il consiglio di Narada Muni di tollerare gli insulti della sua matrigna.

CANTO 4: CAPITOLO 8


dhruva uvaca
so ’yam samo bhagavata
sukha-duhkha-hatatmanam
darsitah krpaya pumsam
durdarso ’smad-vidhais tu yah

dhruvah uvaca: Dhruva Maharaja disse; sah: quello; ayam: questo; samah: equilibrio della mente; bhagavata: da Tua Grazia; sukha-duhkha: la gioia e il dolore; hata-atmanam: coloro che sono turbati; darsitah: mostrato; krpaya: con la misericordia; pumsam: della gente; durdarsah: molto difficile da percepire; asmat-vidhaih: da persone come noi; tu: ma; yah: tutto ciò che hai detto.

Dhruva Maharaja disse:
O Naradaji, ciò che tu mi hai gentilmente spiegato per raggiungere la pace della mente è certamente un ottimo insegnamento per una persona che ha il cuore disturbato dalle condizioni materiali di gioia e dolore. Ma per quanto mi riguarda, io sono coperto dall’ignoranza, e questo genere di filosofia non tocca il mio cuore.

SPIEGAZIONE: Ci sono varie categorie di uomini. I primi sono detti akami, in riferimento al fatto che sono liberi dai desideri materiali. Il desiderio esiste sempre, sia sul piano materiale sia sul piano spirituale. Il desiderio materiale nasce quando vogliamo soddisfare i nostri sensi materiali; chi, invece, è pronto a sacrificare qualsiasi cosa per soddisfare Dio, la Persona Suprema, ha desideri spirituali. Dhruva non accettò le istruzioni del grande saggio Narada perché pensava di essere incapace di seguire un’istruzione che proibiva ogni desiderio materiale. Non è vero, tuttavia, che le persone che hanno desideri materiali non possano adorare il Signore Supremo. Questo è l’insegnamento essenziale che emerge dalla vita di Dhruva. Egli ammise francamente che il suo cuore era pieno di desideri materiali. Egli era rimasto molto colpito dalle parole crudeli della matrigna, mentre le persone spiritualmente elevate non si preoccupano della condanna e dell’adorazione.
La Bhagavad-gita insegna che le persone veramente elevate nella vita spirituale non si preoccupano del comportamento duale proprio di questo mondo materiale. Ma Dhruva Maharaja ammetteva francamente di non aver superato l’afflizione provocata dai dolori e dalle gioie materiali. Sapeva che le istruzioni di Narada erano preziose, eppure non le poteva accettare. A questo punto ci si può domandare se una persona afflitta dai desideri materiali possa adorare Dio, la Persona Suprema: la risposta è che ogni persona è in grado di adorarLo. Anche se una persona ha molti desideri materiali da soddisfare, dovrebbe intraprendere la coscienza di Krsna e adorare il Signore Supremo, Krsna, il Quale è così misericordioso da soddisfare i desideri di tutti. Da questa narrazione risulterà chiaro che nessuno è escluso dall’adorazione del Signore Supremo, nemmeno colui che ha molti desideri materiali.

sid athapi me ’vinitasya
ksattram ghoram upeyusah
surucya durvaco-banair
na bhinne srayate hrdi

atha api: perciò; me: mio; avinitasya: non molto sottomesso; ksattram: lo spirito ksatriya; ghoram: intollerante; upeyusah: raggiunto; surucyah: della regina Suruci; durvacah: parole pungenti; banaih: con le frecce; na: non; bhinne: trafitto; srayate: rimane; hrdi: il cuore.

O signore, sono molto impudente perché non accetto le tue istruzioni, ma non è colpa mia. Ciò è dovuto al fatto di essere nato in una famiglia di ksatriya. La mia matrigna, Suruci, mi ha trafitto il cuore con parole dure, perciò le tue preziose istruzioni non si possono stabilire nel mio cuore.
SPIEGAZIONE: È detto che il cuore o la mente sono come un vaso di terracotta che, una volta rotto, non può più essere riparato. Dhruva Maharaja fece questo esempio a Narada Muni. Egli disse che il suo cuore era stato trafitto dalle parole dure della sua matrigna, simili a frecce, perciò nulla era più importante per lui, tranne il suo desiderio di neutralizzare l’insulto. La matrigna aveva detto che Dhruva Maharaja, nato dal grembo di Suniti, la regina trascurata da Maharaja Uttanapada, non era degno di sedersi sul trono o sulle ginocchia di suo padre, il che equivaleva a dire che non poteva essere dichiarato re. Perciò Dhruva Maharaja era deciso a diventare il re di un pianeta ancora più grande di quello di Brahma, che è il più grande di tutti gli esseri celesti.
Indirettamente Dhruva Maharaja informava il grande saggio Narada che nell’uomo si trovano quattro tipi di tendenze — quella brahminica, quella ksatriya, quella vaisya e quella sudra. Lo spirito di una classe non può essere applicato agli appartenenti di un’altra, e lo spirito filosofico di cui parlava Narada Muni, adatto per un brahmana, non era applicabile a uno ksatriya. Dhruva ammise francamente che gli mancava l’umiltà brahminica, e per questa ragione non era in grado di accettare la filosofia di Narada Muni.
Le affermazioni di Dhruva Maharaja indicano che soltanto un bambino educato secondo le sue tendenze ha la possibilità di sviluppare il suo particolare temperamento. Il maestro spirituale, o l’insegnante, aveva il dovere di osservare i meccanismi psicologici in ogni bambino, per educarlo nel particolare dovere e occupazione congeniale a ognuno. Dhruva Maharaja era già stato educato allo spirito ksatriya, perciò non avrebbe accettato la filosofia brahminica. In America abbiamo un’esperienza pratica di questa incompatibilità tra il temperamento brahminico e quello ksatriya. I ragazzi americani che sono stati educati come sudra non sono adatti a combattere, perciò, quando sono chiamati alle armi, rifiutano di andare perché sono privi dello spirito ksatriya. Ciò è causa di grande insoddisfazione nella società.
Il fatto che questi ragazzi non abbiano lo spirito ksatriya non significa necessariamente che vengono educati alle qualità brahminiche; anzi, la loro educazione è quella di sudra, e per la frustrazione essi finiscono col diventare hippies. Notiamo però che non appena entrano nel Movimento per la Coscienza di Krsna, Movimento che è stato introdotto in America, essi vengono educati a sviluppare le qualità brahminiche, anche se sono caduti nelle condizioni più basse di sudra. In altre parole, poiché il Movimento per la Coscienza di Krsna è aperto a tutti, tutti possono ottenere le qualità brahminiche. Questa è la cosa più urgente al momento attuale, perché non esistendo oggi né brahmana né ksatriya, ma solo qualche vaisya, la maggior parte della popolazione è sudra. La classificazione della società in brahmana, ksatriya, vaisya e sudra è assolutamente scientifica. Nel corpo sociale dell’umanità, i brahmana sono considerati la testa, gli ksatriya le braccia, i vaisya l’addome, e i sudra le gambe. In questo momento il corpo può giovarsi soltanto delle gambe e dell’addome, ma è privo di braccia e di testa, perciò la società va a catafascio. È necessario ristabilire le qualità brahminiche per elevare la società umana degradata al più alto livello di coscienza spirituale.


padam tri-bhuvanotkrstam
jigisoh sadhu vartma me
bruhy asmat-pitrbhir brahmann
anyair apy anadhisthitam

padam: posizione; tri-bhuvana: i tre mondi; utkrstam: il migliore; jigisoh: che desidera; sadhu: onesto; vartma: metodo; me: a me; bruhi: ti prego di dirmi; asmat: nostri; pitrbhih: dagli antenati, il padre e il nonno; brahman: o grande brahmana; anyaih: da altri; api: persino; anadhisthitam: non ottenuto.

O saggio brahmana, voglio occupare una posizione più elevata di qualsiasi altra nei tre mondi, una posizione che non sia mai stata raggiunta, nemmeno da mio nonno e dai miei antenati. Ti prego, consigliami una via onesta attraverso la quale io possa raggiungere lo scopo della mia vita.

SPIEGAZIONE: Dhruva Maharaja aveva rifiutato le istruzioni brahminiche di Narada Muni, e naturalmente ci si potrebbe domandare che tipo di istruzioni desiderasse. Anche prima che Narada Muni potesse chiederlo, Dhruva Maharaja aveva espresso il suo profondo desiderio. Suo padre era l’imperatore del mondo intero, e suo nonno, Brahma, era il creatore dell’universo. Dhruva Maharaja esprimeva il desiderio di possedere un regno più vasto di quello di suo nonno e di suo padre. Affermava sinceramente di volere un regno che non avesse uguali nei tre mondi, cioè nei sistemi planetari superiori, intermedi e inferiori. Il personaggio più elevato di questo universo è Brahma, e Dhruva Maharaja voleva una posizione superiore alla sua. Voleva approfittare della presenza di Narada Muni perché sapeva bene che se Narada Muni, il più grande devoto di Sri Krsna, avesse potuto benedirlo oppure mostrargli la via, certamente avrebbe potuto occupare una posizione più elevata di qualsiasi altra persona nei tre mondi. Voleva dunque che Naradaji lo aiutasse a raggiungere quella posizione; una posizione che doveva essere più elevata di quella di Brahma. In pratica, era un progetto impossibile, ma soddisfacendo il Signore Supremo un devoto può ottenere anche l’impossibile.
Come è precisato qui, Dhruva Maharaja non voleva occupare questa posizione elevata con mezzi illeciti, ma in modo onesto. Ciò indica che egli avrebbe accettato una tale posizione se Krsna gliela avesse offerta. Questa è la natura del devoto: un devoto può desiderare un beneficio materiale, ma lo accetta soltanto se Krsna glielo offre. Dhruva Maharaja si rammaricava di non poter seguire le istruzioni di Narada Muni, perciò gli chiese di essere misericordioso con lui mostrandogli una via che gli desse la possibilità di soddisfare i desideri della sua mente.

nunam bhavan bhagavato
yo ’ngajah paramesthinah
vitudann atate vinam
hitaya jagato ’rkavat

nunam: certamente; bhavan: tua grazia; bhagavatah: del Signore; yah: ciò che; anga-jah: nato dal corpo; paramesthinah: Brahmaji; vitudan: suonando; atate: viaggi attraverso; vinam: uno strumento musicale; hitaya: per il bene; jagatah: del mondo; arka-vat: come il sole.

O maestro, tu sei il degno figlio di Brahma, e viaggi suonando il tuo strumento musicale, la vina, per il bene dell’universo intero. Sei come il sole, che orbita nell’universo per il beneficio di tutti gli esseri viventi.

SPIEGAZIONE: Benché Dhruva Maharaja fosse solo un bambino, manifestò il desiderio di ricevere come benedizione un regno che superasse in opulenza quello di suo padre e di suo nonno. Era anche molto contento di aver incontrato un nobile personaggio come Narada, la cui unica preoccupazione era quella di illuminare il mondo, come fa il sole, che orbita per tutto l’universo al solo scopo di dare beneficio agli abitanti di tutti i pianeti. Narada Muni viaggia in tutto l’universo al solo scopo di compiere l’attività che si rivela la più benefica per l’universo intero, quella di insegnare a tutti come diventare devoti del Signore Supremo. Così Dhruva Maharaja sembrava perfettamente convinto che Narada Muni potesse soddisfare i suoi desideri, per quanto questi fossero del tutto straordinari.
L’esempio del sole è molto significativo: il sole è così benevolo che distribuisce i suoi raggi in ogni luogo, senza considerazioni di alcun genere. Dhruva Maharaja chiese a Narada Muni di essere misericordioso con lui. Egli precisò che Narada viaggia in tutto l’universo al solo scopo di fare del bene a tutte le anime condizionate; chiese dunque a Narada Muni di mostrargli la sua misericordia appagando il suo particolare desiderio. Dhruva Maharaja era fortemente determinato a realizzare il suo desiderio, e proprio a questo scopo aveva lasciato la famiglia e il palazzo.

maitreya uvaca
ity udahrtam akarnya
bhagavan naradas tada
pritah pratyaha tam balam
sad-vakyam anukampaya

maitreyah uvaca: il saggio Maitreya continuò; iti: così; udahrtam: parlato; akarnya: ascoltando; bhagavan naradah: il grande Narada; tada: allora; pritah: soddisfatto; pratyaha: rispose; tam: lui; balam: il bambino; sat-vakyam: buon consiglio; anukampaya: provando compassione.

Il saggio Maitreya continuò:
Nell’ascoltare le parole di Dhruva Maharaja, il nobile personaggio Narada Muni fu preso da grande compassione, e per mostrargli la sua misericordia incondizionata, gli diede questi consigli esperti.

SPIEGAZIONE: Poiché il grande saggio Narada è il più grande maestro spirituale, agisce solo al fine di dare il più grande beneficio a tutti coloro che incontra. Dhruva Maharaja era un bambino; anche le sue richieste quindi erano infantili, proprie di un bambino. Ciò nonostante, il grande saggio provò compassione per lui, e per il suo bene pronunciò le parole che seguono.

narada uvaca
jananyabhihitah panthah
sa vai nihsreyasasya te
bhagavan vasudevas tam
bhaja tam pravanatmana

naradah uvaca: il grande saggio Narada disse; jananya: da tua madre; abhihitah: affermato; panthah: la via; sah: quella; vai: certamente; nihsreyasasya: dello scopo ultimo della vita; te: per te; bhagavan: il Signore Supremo; vasudevah: Krsna; tam: a Lui; bhaja: offri il tuo servizio; tam: in Lui; pravana-atmana: con la mente assorta.

Il grande saggio Narada disse a Dhruva Maharaja:
L’istruzione di seguire il sentiero del servizio di devozione offerto al Signore Supremo, che tua madre Suniti ti ha dato, è veramente adatta a te. Dovresti perciò immergerti completamente nel servizio di devozione offerto al Signore.

SPIEGAZIONE: Dhruva Maharaja desiderava ottenere una dimora più elevata di quella di Brahma. In questo universo, essendo il capo di tutti gli esseri celesti, Brahma ha la posizione più elevata, ma Dhruva Maharaja voleva un regno che superasse quello di Brahma. Questo desiderio, dunque, non poteva essere soddisfatto con l’adorazione di qualche essere celeste. Come è spiegato nella Bhagavad-gita, tutte le benedizioni offerte dagli esseri celesti sono temporanee. Per questa ragione Narada Muni consigliò a Dhruva Maharaja di seguire il sentiero raccomandato da sua madre, cioè l’adorazione di Krsna, Vasudeva. Quando Krsna offre qualcosa, l’offerta supera sempre le aspettative del devoto. Entrambi, Suniti e Narada Muni, sapevano che il desiderio di Dhruva Maharaja non avrebbe potuto essere soddisfatto da nessun essere celeste, perciò gli raccomandarono di seguire il metodo del servizio devozionale offerto a Sri Krsna.
Narada Muni è chiamato qui bhagavan perché, come il Signore Supremo, può benedire ogni persona. Egli era molto soddisfatto di Dhruva Maharaja e avrebbe potuto dargli personalmente tutto ciò che voleva, ma il dovere del maestro spirituale non è questo. Il dovere del maestro spirituale è quello di impegnare il discepolo nel servizio devozionale, come gli sastra prescrivono. Anche Krsna era presente davanti ad Arjuna, e benché potesse concedergli la vittoria sui nemici senza che fosse necessario combattere, chiese ad Arjuna di combattere. Similmente, Narada Muni chiese a Dhruva Maharaja di sottoporsi a una disciplina devozionale se voleva ottenere i risultati desiderati.

dharmartha-kama-moksakhyam
ya icchec chreya atmanah
ekam hy eva hares tatra
karanam pada-sevanam

[Continua nel prossimo numero]



I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Cercando di Attribuire
una Data ai Veda


Questo colloquio tra Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e uno studente britannico si svolse durante una passeggiata mattutina a Londra nel 1973.

Srila Prabhupada: Il messaggio della coscienza di Krsna proviene dal mondo spirituale. Non è di questo mondo materiale. Perciò a volte la gente può fraintenderlo. Allora dobbiamo spiegarlo in modo chiaro. Le persone non possono nemmeno capire che cos’è l’anima. Grandissimi scienziati. Grandissimi filosofi. Non hanno alcuna conoscenza dello spirito e del mondo spirituale. Perciò qualche volta trovano molta difficoltà a capire.
Ospite: Recentemente ho fatto delle ricerche sulla datazione dei Veda. Alcuni archeologi sostengono che le prove provenienti dallo scavo di Harappa e da Mohenjo-Daro mostrano che in effetti la data dei Veda è molto posteriore a quanto si pensava prima. Ciò sembrerebbe privare i Veda di molta autorità, perché non apparirebbero più come la più antica Scrittura religiosa del mondo.
Srila Prabhupada: Veda non significa “religione”. Veda significa “conoscenza”. Quindi se puoi tracciare la storia della conoscenza, puoi ritrovare anche la data di origine dei Veda. Puoi rintracciare l’inizio della conoscenza? Puoi ritrovarlo?
Ospite: Non lo penserei possibile.
Srila Prabhupada: Allora, come puoi ricostruire la storia dei Veda? Veda significa conoscenza. Perciò, prima di tutto devi scoprire la data dell’inizio della conoscenza. Allora troverai l’età dei Veda.
La storia dei Veda ebbe inizio al momento della creazione del mondo materiale. Nessuno può indicare la data della creazione. La creazione ha inizio dalla nascita di Brahma e tu non puoi calcolare neppure la lunghezza di un solo giorno di Brahma. Durante la notte di Brahma l’universo subisce una devastazione parziale e durante un suo giorno avviene nuovamente la creazione. Ci sono due tipi di distruzione. Una devastazione avviene durante la notte di Brahma e quella finale distrugge tutta la manifestazione cosmica. Ma queste minuscole persone speculano sulle date dei Veda. È ridicolo.
Ci sono molti microbi che nascono la sera e muoiono appena inizia il giorno. Una sola notte è tutta la durata della loro vita. Anche la nostra vita è così. Quale storia puoi scrivere? Quindi noi riceviamo la conoscenza vedica dalle autorità vediche.
Non si dovrebbe essere filosofi rana.
Conosci la filosofia della rana? Il dottor Rana non aveva mai visto l’Oceano Atlantico e qualcuno gli disse: “Oh, ho visto un’immensa distesa d’acqua.”
Il dottor Rana chiese: “È più grande di questo pozzo?”
Ospite: Sì, era aldilà della sua comprensione.
Srila Prabhupada: Sì. Perciò questi eruditi sono come le rane che marciscono nei loro pozzi. Che cosa possono mai capire della conoscenza vedica?
Ospite: Sì, lo so. Per cambiare argomento, mi chiedo se ti accorgi che i Veda affermano che la forma più vera di vita, la forma più pura di vita è quella vissuta secondo natura, non contro natura come sembra che stiamo facendo nei nostri centri urbani.
Srila Prabhupada: Oh, sì. Vera vita significa che devi minimizzare le attività fisiche in modo da risparmiare tempo per dedicarti alla comprensione spirituale. Questa è la vera vita. E la civiltà attuale, fondata sul concetto di vita basato sul corpo, è a livello animale. Non è una vita civile.
Athato brahma-jijnasa: la vita civile ha inizio quando una persona è così avanzata da porsi domande sull’anima spirituale, ma quando queste domande non ci sono, quando le persone non sono in grado di chiedersi che cosa è l’anima spirituale, sono come cani e gatti.
La vita vedica insegna a liberarsi per quanto possibile dai disturbi procurati dal corpo. Perciò l’educazione vedica inizia con il brahmacarya, il celibato. Vero? Questi mascalzoni però non sanno controllare la loro vita sessuale. La loro filosofia è che si dovrebbe fare sesso senza freni e quando si verifica una gravidanza uccidere il bambino.
Ospite: Sì.
Srila Prabhupada: Questa è la loro filosofia da mascalzoni. Non sanno che si può essere educati a dimenticarsi del sesso. E se si dimentica il sesso, dov’è il problema dell’aborto? Ma non lo possono fare. Perciò è detto, adanta-gobhir visatam tamisram: praticando senza freni il piacere dei sensi si scende gradualmente verso livelli di vita animale.
Una persona che pratica l’aborto, uccidendo il bambino nel grembo, nella prossima vita sarà messa in un grembo e qualcuno la ucciderà. Per quanti bambini ha ucciso, dovrà accettare altrettante vite ed essere uccisa. Così per centinaia di anni le sarà impossibile vedere la luce del giorno. Rimarrà nel grembo e sarà uccisa. La gente non conosce le leggi della natura. Non si possono violare le leggi della natura e neppure quelle dello Stato. Supponi di uccidere qualcuno – puoi cavartela con l’inganno, ma non puoi sfuggire alle leggi della natura. Per quante volte hai ucciso, per altrettante devi essere ucciso in un ventre. Questa è una legge di natura.
Ospite: Solo la settimana scorsa parlavo con un’infermiera che lavora in un reparto dove si pratica l’aborto in uno dei principali ospedali di Londra. È terribile. Alcuni feti sono in uno stadio così avanzato di sviluppo che chiaramente avrebbero un’alta probabilità di vita.
Srila Prabhupada: Non vi è dubbio. La vita comincia fin dall’inizio del rapporto sessuale. L’essere vivente è molto piccolo. Per legge di natura, secondo il suo karma, è stato mandato nel seme di suo padre e immesso nel grembo della madre. Le cellule dello sperma paterno e dell’ovulo materno si emulsionano e formano un corpo che è come un pisello. Poi, gradualmente questa forma si sviluppa. Tutto ciò è descritto nella letteratura vedica. Nel primo stadio si manifestano nove aperture – per gli orecchi, per gli occhi, per le narici, per la bocca, per i genitali e per il retto. Poi gradualmente si sviluppano i sensi e in sei mesi e mezzo tutto è completo e la coscienza dell’essere vivente ritorna. Prima della formazione del corpo, l’essere vivente rimane privo di coscienza, come anestetizzato. Poi sogna e infine gradualmente ritorna alla coscienza. In quel momento diventa molto riluttante ad uscire, ma la natura gli dà una spinta e così esce. Questo è il procedimento della nascita.
Questa è conoscenza vedica. Nella letteratura vedica troverai tutto descritto perfettamente. Perciò come possono i Veda essere soggetti alla storia? Ma la difficoltà è che parliamo di cose spirituali. Perciò per i materialisti rozzi talvolta è difficile capire. Sono così ottusi che non possono capire.



L’Hatha Yoga e la Bhagavad-gita

Sebbene Patanjali sia comunemente ritenuto la massima autorità nel campo dello yoga, la Gita non solo contiene gli otto livelli del suo metodo, ma va molto più in profondità.
di Satyaraja Dasa

In base ad un’indagine del 2003 compiuta dalla Sporting Goods Manufacturers Association si stima che 13,4 milioni di Americani praticano lo yoga e che molti di più ne fanno esperienza ogni anno. Lo yoga è ovunque – da Mumbai a Mosca a Montecarlo, ma mentre lo yoga è fatto per portare una persona più vicino a Dio, molti yogi di oggi hanno scopi diversi, il più comune dei quali è mantenere il corpo in forma.
“Non sempre sono molto dedicati alla spiritualità, ma vedono piuttosto lo yoga come una forma di esercizio fisico,” dice Jennifer McKinley, una dei fondatori e direttrice generale di Plank, una fabbrica di sofisticati tappetini da yoga, sostegni e altri accessori di alta qualità a Charleston nel Massachusetts. Fondata nel 2005, questa società progetta per l’anno a venire un volume di vendita che farà concorrenza a quello delle attrezzature per ginnastica occidentali.
In un mondo sempre più materialistico è naturale desiderare che preziose tecniche antiche vengano adattate agli scopi contemporanei, ma in questo processo lo yoga perde la sua essenza.
Lo yoga è una scienza che i saggi dell’India ci hanno lasciato.
Letteralmente, la parola yoga significa “collegarsi” e, in origine, il suo significato era simile a quello della radice latina della parola religione, che significa “ricongiungere”. Perciò lo yoga e la religione hanno entrambi lo scopo di riportarci allo stesso risultato: collegarsi e congiungersi con Dio.

Il Messaggio Intimo degli Yoga-sutra

Gli yogi di oggi potrebbero trovare interessante il fatto che secondo la tradizione il testo più importante per lo yoga è la Bhagavad-gita e non i famosi Yoga-sutra di Patanjali. La Gita però non è il vostro usuale testo di yoga, ricco di difficili posizioni fisiche e di intense tecniche di meditazione. Al contrario, essa offre una guida pratica per ottenere il risultato dello yoga – collegarsi con Dio – incoraggiando il canto dei nomi di Krsna, insegnando ad eseguire gli ordini di Krsna e spiegando l’importanza di compiere il proprio dovere con una coscienza spirituale. Queste attività, eseguite in modo appropriato sotto la guida di un adepto, ci permettono di evitare molto di quello che è considerato essenziale nello yoga convenzionale.
Tuttavia tra la Gita e gli Yoga-sutra c’è armonia. Per esempio, sia Sri
Krsna che Patanjali insegnano che si devono trascendere tutti i falsi
concetti di “io” e sviluppare amore per Dio, e Patanjali chiama questo
isvara-pranidhana (“devozione a Dio“). Patanjali scrisse nel terzo secolo dopo Cristo, ma poco si conosce della sua vita. L’unico suo testo rimasto, gli Yoga-sutra, sosterrebbe che l’armonia tra i corpi fisici e quelli mentali è molto utile nella ricerca della verità spirituale. Infatti, la sua realizzazione più importante è aver usato pratiche antiche fatte per migliorare il corpo e la mente codificandole a vantaggio degli spiritualisti.
Gli Yoga-sutra di Patnjali si limitano però ad indicare le verità messe in luce dalla Gita, che potrebbe essere considerata lo studio di perfezionamento dell’opera di Patanjali. Tuttavia Patanjali riteneva il suo metodo adatto ad offrire il più elevato beneficio spirituale, come chiarito da alcuni suoi versi, specialmente da quelli finali.
Nondimeno oggi molti praticanti di yoga usano il suo metodo esclusivamente per migliorare la salute fisica e mentale perché all’inizio della sua opera Patanjali si concentra soprattutto su metodi base relativi al corpo e alla mente, senza molti riferimenti spirituali.
Per esempio, nel sutra 3.2 apprendiamo che dhyana, la meditazione, è il continuo movimento unidirezionale della mente verso un unico oggetto. La tecnica di Patanjali, però, può essere usata per concentrarsi su un oggetto qualsiasi, non solo su Dio, e sebbene egli indichi ai suoi lettori lo scopo dei suoi sutra – avvicinarsi a Dio – si potrebbe essere tentati di usare i suoi metodi per scopi egoistici, come egli dice successivamente nel testo. In definitiva la concentrazione su un unico punto è fatta per meditare su Dio, sebbene non lo sia finché non si ha una completa conoscenza della Bhagavad-gita che permette di imparare chiaramente come farlo.
Come il professore Edwin Bryant sostiene nel suo ottimo articolo “La Preferenza Teistica di Patanjali, o, l’Autore degli Yoga-sutra era un Vaishnava?”1 Patanjali cercava di guidare il suo pubblico eterogeneo verso l’adorazione di Dio, la Persona Suprema, anche se lo faceva in modo indiretto. Proprio come oggi, l’India di quel tempo era assediata da molte forme di religione; i fedeli adoravano numerosi aspetti del Supremo. Di conseguenza nei suoi Yoga-sutra egli optò per un approccio progressivo che pensava avrebbe soddisfatto il suo pubblico così vario.
Tuttavia, egli afferma che l’oggetto finale della meditazione è Isvara, che significa “controllore” e che in genere si riferisce a Dio. Sebbene ci siano molti controllori e molte forme di Dio, la Bhagavad-gita (18.61) afferma che Krsna è l’isvara supremo. Anche altri testi dicono questo. Si prenda in considerazione l’antica Brahma-samhita (5.1):

isvarah-paramah krsnah
sac-cid-ananda vigrahah
anadir adir govindah
sarva-karana-karanam

“Krsna, che è conosciuto come Govinda, è Dio la Persona Suprema [isvarah-paramah]. Egli ha un corpo eterno, pieno di beatitudine e conoscenza. È l’origine di ogni cosa, è senza origine ed è la causa di tutte le cause.”
Patanjali consiglia ai suoi seguaci di scegliere un ista-devata, una divinità di loro gradimento. Il suo ragionamento è trasparente: egli cerca d’insegnare un metodo di meditazione e l’apprendimento di questo metodo è facilissimo se si pratica su un oggetto vicino al nostro cuore.
Patanjali aveva Krsna in mente quando delineò il metodo dello yoga e il suo scopo di amare Dio? Per un erudito della letteratura vedica è ovvio che la risposta sia affermativa. Nelle parole di Edwin Bryant:

Krishna è presentato dalla Gita come il proprietario di tutte le qualità elencate da Patanjali come pertinenti all’isvara, cioè essere trascendentale al karma, di una insuperabile onniscienza, maestro degli antenati, non toccato dal Tempo, rappresentato dall’om e che dà l’illuminazione. Krishna non è toccato o vincolato dal karma (Gita, IV.14, IX.9) e, per quanto concerne l’onniscienza, Egli è l’inizio, il punto di mezzo e la fine di tutto (X.20 & 32), pervade l’universo intero con un singolo frammento di Se Stesso (X.42). Krishna insegnò agli antenati (qui rappresentati da Vivasvan, il dio del sole, che a sua volta impartì la conoscenza a Manu, il progenitore dell’umanità. [IV.1] Egli è il Tempo stesso (X.30 & 33; XI.32), ed è anche la sillaba om (IX.17). Naturalmente Krishna dà ai Suoi devoti la certezza che li libererà dalle trappole di questo mondo cosicché possano ottenere il risultato supremo (IX.30-32; X.10; VIII.58). Pertanto c’è una perfetta compatibilità tra l’isvara di Patanjali, che non ha un nome, e il Krishna rappresentato nella Gita.2

Questo è confermato dalla tradizione dei commentari degli Yoga-sutra. I commentatori più importanti di Patanjali furono Vyasa (quinto secolo dopo Cristo (da non confondersi con il compilatore della letteratura vedica), Vachaspati Misra (nono secolo dopo Cristo), Bhoja Raja (undicesimo secolo dopo Cristo) e Vijnanabhiksu (sedicesimo secolo dopo Cristo). Tutti identificano l’isvara degli Yoga-sutra con Visnu o Krsna e dimostrano che la Bhagavad-gita esprime il culmine di tutta la saggezza vedica in relazione allo yoga.


Le Otto Parti della Gita

La Bhagavad-gita tratta tutte le otto parti del raja-yoga, la forma di yoga oggi popolare come astanga yoga o hatha-yoga.3 Per esempio yama, la prima parte, consiste in cinque principi etici: veridicità, continenza, non violenza, assenza di avidità e astensione dal rubare. Queste discipline fondamentali dello yoga sono citate nella Gita, come lo è niyama, la seconda parte, che consiste in temi come l’adorazione, la pulizia, la capacità di accontentarsi, l’austerità e la riflessione su se stessi.

Nella Gita la terza parte del metodo di Patanjali, asana, è meno evidente. La parola asana appare raramente sulle labbra di Sri Krsna, ma quando accade si riferisce al “luogo dove una persona siede per le pratiche spirituali”. La Gita non dà suggerimenti sulle posizioni da assumere seduti, sebbene il Sesto Capitolo ci si avvicini. I versi 11 e 12 affermano: “Per praticare lo yoga ci si deve ritirare in un luogo appartato e preparare uno strato di erba kusa sul terreno, coprendolo poi con una pelle di daino e con un panno morbido. Il seggio [asana] non deve essere né troppo alto né troppo basso e deve trovarsi in un luogo sacro. Lo yogi deve poi sedersi immobile e praticare lo yoga per purificare il cuore controllando la mente, i sensi e le attività e concentrando la mente su un unico punto.”

Qui Krsna usa la parola asana nel suo significato generale anziché in quello tecnico. Parla di come sedersi per concentrare la mente.
Perdere la concentrazione è facile e questo è l’argomento fondamentale di Arjuna contro lo hatha-yoga. In effetti Patanjali stesso identifica nove ostacoli sul cammino: il dubbio, la malattia, la pigrizia, la pigrizia mentale, la falsa percezione, la mancanza di entusiasmo, l’attaccamento ai piaceri dei sensi, la mancanza di concentrazione e la perdita di concentrazione. I suoi commentatori ne elencano anche altri, compresa un’eccessiva attrazione per i poteri yogici, una visione errata della meditazione, un’eccessiva semplificazione delle otto parti dello yoga e una pratica irregolare. Tutti questi problemi sono riconducibili alla difficile natura del metodo di Patanjali e costituiscono il motivo per cui Arjuna considera l’hatha-yoga virtualmente impossibile, tanto che alla fine del Sesto Capitolo afferma che è troppo difficile. Krsna è d’accordo e dice ad Arjuna che lo yogi supremo è colui che pensa sempre a Dio. Gli dice inoltre che questa meditazione è il vero yoga, perché comporta l’uso del proprio corpo e della propria mente al servizio di Krsna ed è l’asana perfetto.
La Gita espone inoltre il pranayama, o controllo della respirazione, la quarta parte. Krsna dice che gli yogi possono usare l’inspirazione e l’espirazione come offerte a Lui. Egli parla di dedicare i respiri della propria vita a Dio. Dice ad Arjuna che il prana o aria vitale dei Suoi devoti è fatta per Dio e che Arjuna dovrebbe usarla “per venire a Me”. In realtà, se una persona segue l’esempio di Arjuna offrendo ogni suo respiro a Krsna – parlando di Lui, cantando le Sue glorie e vivendo per Lui – non ha bisogno di controllare il respiro come presentato nei sutra di Patanjali. Respirare per Dio è l’essenza del pranayama. Srila Prabhupada scrive: “Anche cantare il Santo Nome di Dio e danzare in estasi sono da considerarsi pranayama.” (Srimad-Bhagavatam 4.23.8, Spiegazione).
La quinta parte dello yoga, il pratyahara, tratta del controllo dei sensi, l’argomento più importante della Bhagavad-gita. Nel Secondo Capitolo Krsna dice ad Arjuna che lo yogi distacca i sensi dagli oggetti dei sensi, “come la tartaruga ritrae le membra dentro il guscio”. Se considerato superficialmente, questo può sembrare un suggerimento per una totale rinuncia al mondo, ma non è questo a cui Krsna vuole arrivare. Anzi, come altri versi chiariscono, Egli ci sta insegnando a rinunciare ai risultati delle attività, non all’attività, e ad essere nel mondo ma non del mondo. In altre parole, il Suo insegnamento è centrato sul distacco dai propri attaccamenti agli oggetti dei sensi per il proprio piacere. Egli ci istruisce ad usare questi stessi oggetti al servizio di Dio. Questo è il vero pratyahara.


Le Parti Superiori

E infine arriviamo al culmine della pratica dello yoga – le ultime tre parti del raja-yoga: dharana, dhyana e samadhi, cioè la concentrazione, la meditazione e il completo assorbimento.
Mentre yama e niyama sono i gradini preliminari, queste tre parti vengono chiamate samyama, “la disciplina perfetta” o” la pratica perfetta”. La Bhagavad-gita tratta ampiamente queste parti superiori. Per esempio Sri Krsna afferma: “Fissa la tua mente in Me, Dio, la Persona Suprema e impegna in Me tutta la tua intelligenza. Così senza dubbio vivrai sempre in Me. Mio caro Arjuna, o conquistatore delle ricchezze, se non riesci a fissare la tua mente in Me senza deviare, osserva allora i principi regolatori del bhakti-yoga [abhyasa-yogena]. Svilupperai così il desiderio di raggiungerMi.” (Bg. 12.8-9)
Il metodo della coscienza di Krsna in pratica è dharana o concentrazione spirituale. Guardando i ritratti di Krsna usiamo il senso della vista per Dio; cantando ed ascoltando impegniamo la lingua e le orecchie; offrendo l’incenso a Krsna impegniamo il senso dell’odorato. Tutti i sensi possono essere utili ad impegnarci nel dharana, la pratica che ci porta a livelli di meditazione e di assorbimento molto avanzati.
Il Santo Nome è particolarmente efficace a questo scopo. Questa è la ragione per cui Krsna afferma che tra le austerità Egli è l’austerità del japa, il canto personale, specialmente se fatto sui grani. Cantare è il re delle austerità perché cantando possiamo raggiungere facilmente il risultato dello yoga. Tutto si realizza contemporaneamente con la pratica del japa, perché cantando i Nomi di Dio ci concentriamo su Lui con la nostra voce, le nostre orecchie e il nostro senso del tatto. Il kirtana, il canto congregazionale, non solo ci conduce ad elevati livelli di assorbimento, ma impegna anche i sensi degli spettatori. Patanjali stesso nel sutra 1.28 propone “di cantare costantemente”.
Dopo tutto l’ambivalenza di Patanjali può apparire fonte di confusione. Quando cita per la prima volta isvara-pranidhana, la devozione a Dio, la presenta come opzionale, mentre successivamente le dedica molta più attenzione con sei versi che trattano della natura di isvara. All’inizio sembra ammettere possibilità di variazioni per l’oggetto della meditazione (1.34-38), ma alla fine consiglia allo yogi di concentrarsi su isvara, che con le parole di Patanjali è la “speciale anima suprema” che sola può concedere il samadhi, la perfezione dello yoga.
Nel sutra 3.3 Patanjali afferma che il samadhi si realizza quando l’oggetto della meditazione appare nel più profondo del tuo cuore senza che niente possa competere con esso o distrarti da esso. Allora non hai nessun altro interesse, come se la tua natura intrinseca perdesse significato.
La Bhagavad-gita lo chiarisce meglio. Nel samadhi la tua natura intrinseca non perde significato. Anzi, ne assume uno nuovo: vedi te stesso in relazione a Krsna. Ora tu sei un Suo devoto; Egli è il centro della tua vita. Questo stato di perfetto e totale assorbimento si chiama coscienza di Krsna.

NOTE

1. Edwin F. Bryant, “La Preferenza Teistica, O l’Autore degli Yoga-sutra era un Vaishnava?” nel Giornale di Studi Vaishnava, Volume 14, Numero 1 (autunno 2005).
2. Ibid.
3. Questo è stato messo in evidenza dal mio amico Graham Schweig, professore di religione all’Università Christopher Newport in Virginia. Gran parte del materiale per l’articolo sulle otto parti dello yoga proviene da sue interviste e conferenze.

Satyaraja Dasa, discepolo di Srila Prabhupada, collabora costantemente a BTG. Ha scritto più di venti libri sulla coscienza di Krsna e vive vicino a New York City.

I Quattro Yoga

Nel diciottesimo capitolo della Gita Krsna riassume vari tipi di yoga. In sostanza ce ne sono quattro: il raja-yoga, che riguarda le posizioni sedute, il controllo del respiro e la meditazione, oggi popolare nella forma di hatha-yoga. Il bhakti-yoga è lo yoga della devozione, il karma-yoga lo yoga dell’azione disinteressata e il jnana-yoga lo yoga della conoscenza.
Anche se i percorsi sono diversi, lo scopo fondamentale è lo stesso: realizzare che Dio è il centro del nostro essere e che la vita è fatta per dedicarsi al Suo servizio. Lo yoga in tutte le sue varianti cerca di portare colui che lo pratica al di là dell’usuale identificazione con il corpo e la mente, situandolo nella trascendenza. Perciò Patanjali codificò un metodo con cui poter dominare i sensi e che alla fine porta a raggiungere lo scopo dello yoga. Il suo metodo è un tipo di raja-yoga, ma gli altri tipi di yoga sono più diretti perché favoriscono la relazione e perfino l’intimità con Dio. E fra tutti gli yoga, il bhakti-yoga è il migliore perché pone coloro che lo praticano in un’immediata relazione con Dio nella Sua più elevata forma personale, Krsna, raggiungendo così in modo facile e naturale lo scopo dello yoga.


La Strada Davanti a Noi

Un pendolare di Dubai, bloccato nel traffico, riflette sulle invenzioni moderne che non sono riuscite a migliorare la qualità della nostra vita aumentandone invece la sofferenza.
di Indra Krsna Dasa

Sono le sette del pomeriggio ed è più di un’ora che guido. Quando torno a casa dal lavoro lungo la Sheikh Zayed Road a Dubai, sono preso nel consueto ingorgo di traffico della sera. Come la macchina davanti a me, la mia macchina parte, si ferma e riparte. Mentre la macchina procede lentamente, la mia mente corre. Con la mente faccio esercizi matematici con il numero della targa davanti a me. Il traffico continua a chiudermi da tutte le parti e mi fa sentire infelice, senza speranza e stanco.
Nonostante l’affollamento che mi circonda sono preso da uno strano senso di solitudine. In queste ore da solo, quando i miei pensieri sono i miei unici compagni, divento filosofo; rivedo completamente la mia vita e penso.
Tutto intorno a me c’è un mare di macchine, gli ultimissimi modelli Pajero, Mercedes, BMW, Land Cruiser, macchine sportive ed altre che competono tra loro per avanzare di poche decine di centimetri. Ma qual è l’utilità di questi ultimissimi e smaglianti modelli quando le macchine sono obbligate a spostarsi così lentamente che perfino un carro da buoi può farle sfigurare? Sembra che la natura materiale trami per rendere inefficaci le invenzioni dell’uomo. E perché non dovrebbe? Lo sviluppo moderno ha sconvolto ovunque la natura con l’inquinamento, il degrado e varie calamità.
Mi sento soffocare. Desidero scendere dalla macchina verso la libertà, ma sono bloccato senza speranza; non sono libero.
E so di non essere il solo a sentirsi così. Centinaia di migliaia di persone come me in questa città e centinaia di milioni in tutto il mondo ogni giorno sopportano stoicamente questa dura prova.


Gli Ingorghi del Traffico nella Vita Quotidiana

Riteniamo che gli ingorghi del traffico facciano parte della vita, della vita civile; essi sono oggetto di lunghe discussioni nei nostri salotti. Ci sentiamo frustrati. Avvertiamo la necessità di un’azione collettiva per migliorare la situazione, ma chi lo farà?
Provo un forte desiderio di esprimere il risentimento di tutti noi. Pensieri per i quali non trovo parole invadono la mia mente. La mia collera e la mia frustrazione alterano ogni mio tentativo di esprimermi.
Mi trovo in una situazione che il mio insegnante di fisica del college definirebbe come “diarrea di pensieri e stipsi di espressioni”. Lo ricordo insegnare la fisica come un artista. Nel suo insegnamento l’arte e la scienza si univano in una totale coerenza. In classe rimanevo immobile, incantato dal modo con cui egli trattava argomenti complessi, quali la dinamica delle onde, la termodinamica e la meccanica quantistica, proprio come un maestro d’orchestra che fa ondeggiare la bacchetta in un crescendo musicale. Raramente avevo sperimentato qualcosa di simile finché non lessi i libri di Srila Prabhupada. Prabhupada nei suoi libri ha trattato in un modo eccezionale ma semplice argomenti diversi come la scienza, la metafisica, la filosofia, le arti, la spiritualità, la musica, il linguaggio e la letteratura – portandoci al di là di questo mondo in un dominio trascendentale dove tutti i limiti svaniscono. Colui che legge si sente commosso, affascinato e profondamente convinto.


I Nostri Desideri Sono la Causa della Nostra Schiavitù

Ritorno con la memoria ai miei giorni del college, quando avevo un ardente desiderio di studiare negli USA e di guidare sulle autostrade americane. Alla fine ho guidato sulle autostrade americane ma senza provare l’emozione che mi aspettavo.
Una volta soddisfatti, i desideri materiali cessano di darci piacere. Gli oggetti dei nostri desideri impallidiscono rispetto alle rappresentazioni mentali che ne abbiamo. In effetti, la mia esperienza di vita mi ha insegnato che nessun oggetto materiale ci soddisfa, anche se la nostra mente fantastica sul piacere di ottenerlo. Una volta ottenuta, la cosa non ci eccita più e cade nella nostra routine.
Ora mi rendo conto della futilità del mio desiderio di guidare su buone strade. Le strade di Dubai sono buone quanto quelle americane, ma ora guidare mi dà sofferenza. I miei desideri mi fanno soffrire nella macchina come un uccello in gabbia. Avrei potuto essere libero, ma ora devo soffrire per godere della realizzazione dei miei precedenti desideri.
Il Signore, che è misericordioso, soddisfa i nostri desideri uno dopo l’altro, e poiché non siamo mai soddisfatti, continuiamo a chiedere ancora di più. Pensiamo che alla fine saremo soddisfatti, ma non è così. A volte sono necessarie molte vite per soddisfare uno dopo l’altro i nostri desideri, dimenticando il vero significato della vita. Il Signore è generoso e ci fornisce diversi corpi, macchine e altri giocattoli con cui giocare. Quando realizzeremo l’assoluta futilità del progresso materiale e ci prenderemo cura del nostro avanzamento spirituale?


Dalla Richiesta alla Causa del Problema

Una delle più grandi invenzioni dell’uomo, la macchina, è anche una delle sue più grandi sventure. All’inizio eravamo eccitati di poter percorrere rapidamente grandi distanze, ma questo non è più un’emozione ed è diventata una fatica quotidiana. Come per altre invenzioni, pensavamo che la macchina togliesse fatica dalla nostra vita e invece ha solo peggiorato la nostra condizione.
È vero, non siamo obbligati a camminare a piedi per chilometri come i nostri antenati, ma la macchina ha portato con sé un nuovo insieme di problemi. La possibilità di superare rapidamente grandi distanze ci ha obbligato ad usare la macchina anche per cose materiali o di routine, come il lavoro, gli acquisti, il cibo e le relazioni sociali. I nostri vicini ci sono completamente estranei. Non ci piace quello che è disponibile sul posto e superiamo grandi distanze per trovare alternative. Possiamo prenderci in giro credendo che questo sia progresso, ma in ultima analisi è pura stupidità. Il vantaggio della macchina è andato perduto perché non sappiamo usare questo grande dono con giudizio e la nostra attrazione per la macchina porta al surriscaldamento globale, a guerre su grande scala e a conflitti che minacciano la nostra esistenza.
Guardo gli edifici intorno a me. Queste alte, imponenti strutture con brillanti luci al neon danno un colore scintillante a Dubai, una meraviglia della mente moderna. Questo è il luogo dove il mondo viene a fare acquisti e per turismo. Tutti gli spazi aperti non ci sono più, sostituiti da edifici ultramoderni. Un deserto è stato trasformato in una delle più moderne città, completa di tutti i più recenti comfort e servizi – e delle virtù e dei vizi che li accompagnano.
Vedo meravigliosi e maestosi edifici che competono uno con l’altro, ma essi danno un senso di grandezza alla mia mente o a anche quella di chiunque altro? Mentre i costruttori e i finanziatori sono orgogliosi di costruire queste meraviglie sulla Terra, il mio cuore va agli sfortunati lavoratori che ogni giorno faticano duramente per poco denaro, che non li ricompensa adeguatamente per i disagi e i rischi che corrono.
Vedo questi operai, la maggior parte dei quali provenienti da altre nazioni, ammassati in autobus che li trasportano avanti e indietro dai loro miserabili quartieri di residenza. Appaiono curiosi e sofferenti dai finestrini degli autobus. Nella mente hanno molte e pressanti esigenze. Impegnati a proteggersi e preoccupati per i loro cari che sono nei loro paesi d’origine, cercano di mettere da parte qualcosa che permetta ai loro familiari di vivere un po’ meglio.


La Luce delle Scritture

Penso alla risposta di Sri Krsna alla preghiera di Brahma:

rte ’rtham yat pratiyeta
na pratiyeta catmani
tad vidyad atmano mayam
yathabhaso yathabhaso yatha tamah

“O Brahma, ciò che sembra avere qualche valore, ma non ha alcun legame con Me, sappi che non ha nulla di reale. Si tratta solo della Mia energia illusoria, un riflesso nell’oscurità.” (Srimad-Bhagavatam 2.9.34)
Qual è la relazione di tutto questo con il Signore, mi chiedo. Queste persone credono davvero nella Sua onnipotenza?
Tutto ciò che riesco a vedere è l’energia illusoria del Signore. Così tanti edifici vengono costruiti e distrutti. Molti innocenti hanno lavorato duramente per soddisfare l’ego dei ricchi e dei potenti. Ricevono un compenso giusto per quello che costruiscono?
E quante persone nelle loro macchine pensano di avere ottenuto ciò che volevano? Mi guardo intorno. L’uomo nella macchina vicina alla mia ha un aspetto deluso e probabilmente non sa perché.
Per cercare una risposta si devono studiare le Scritture vediche, che esistono dall’inizio della creazione. Nel verso succitato Sri Krsna dice a Brahma, il creatore dell’universo, che qualsiasi cosa creiamo è solo un’illusione se non è in relazione con Dio. E come possiamo sentirci soddisfatti dalle illusioni? Questo è uno sviluppo moderno, una strada maestra per l’inferno in nome del cosiddetto progresso che non ha niente a che fare con Dio. Ogni passo ci porta sempre più lontano da Lui. Le splendenti luci al neon che illuminano meravigliosamente la città non riescono a dissipare l’oscurità dentro i nostri cuori e le nostre anime.
Guardo ancora gli splendidi edifici allineati uno dopo l’altro e queste grandi meraviglie della scienza mi appaiono solo come uno spreco di tempo e di risorse.
Nella mia mente nasce un’altra domanda fondamentale: perché io e chiunque altro lavoriamo duro per creare cose illusorie? La mia mente di uomo moderno recalcitra, rifiutandosi di riconoscere la mia condizione, ma mi affido alla luce delle Scritture per dissipare l’oscurità interiore. Il Signore che risiede nel nostro cuore ci guida.
Mi rendo conto che quello di cui ho bisogno sono il cibo di base, gli abiti, un rifugio, un po’ di amore e di cure, la libertà dell’anima – tutte queste cose moderne possono procurarmi tutto ciò? Il Signore provvede per tutto questo; invece gli enormi edifici, i cartelloni pubblicitari, le luci al neon e le macchine non mi danno ciò che mi è necessario. Le industrie moderne producono cose superflue di cui è meglio fare a meno, ma noi continuiamo ad aggiungerle alla nostra vita. Nella nostra ricerca di progresso dimentichiamo le nostre vere necessità e corriamo dietro alle illusioni. Penso alla futilità dei nostri sforzi. È questo il progresso per cui ci sforziamo?
Il mio cellulare suona, mi chiamano da casa. Mia moglie e i miei figli vogliono sapere come va. Rispondo loro che sto bene e che tra un po’ arriverò a casa.

L’aiuto È nel Santo Nome

Mentre la mia macchina avanza lentamente di poche decine di centimetri alla volta, il ricordo del Signore mi fa sentire meglio. Faccio suonare lo stereo e un dolce bhajana si diffonde nella macchina e calma i miei nervi. Comincio a cantare il maha-mantra e dentro di me avviene una meravigliosa trasformazione. Ora mi sembra che il traffico mi dia meno noia; le luci al neon e gli alti imponenti edifici non significano più nulla per me. Continuo a guidare.
La costruzione della metropolitana in prossimità dell’edificio del Centro Commerciale provoca ingorghi del traffico ancora maggiori. Ci hanno detto che la nuova metropolitana porrà fine ai nostri guai con il traffico. Speriamo sia così, ma il mondo materiale è pieno di sofferenze e ci sono pericoli ad ogni passo.
Prabhupada ci ha parlato del cielo spirituale, dei pianeti Vaikuntha, del mondo trascendentale – la nostra vera dimora dove non c’è dolore, né sofferenza. Tutto questo però resta aldilà di noi se non abbiamo il desiderio di seguire quel percorso spirituale per il quale egli ha esposto principi e indicazioni pratiche chiare e facili da seguire.
L’orologio segna le 7 e 45 del pomeriggio, più di due ore da quando sono partito. Giro l’angolo vicino a casa mia. Il negozio di narghilé all’angolo è preparato in modo attraente per la sera e molte persone sembrano divertirsi. Non posso fare a meno di provare la stessa sensazione che provo ogni volta che passo vicino a questo negozio. Quanto tempo e quanti sforzi impiegano queste persone nel prepararsi una strada maestra per l’inferno! Tutti coloro che fumano sanno bene quanto il fumo li danneggi e tuttavia le persone ne sono attratte come le falene sono attratte dal fuoco. Per ottenere la vera conoscenza hanno bisogno della misericordia di un maestro spirituale. Ora il loro desiderio di gratificarsi i sensi ha la meglio sulla loro intelligenza. A volte penso di gridarlo a queste persone, ma me ne manca il coraggio.
Parcheggio la macchina e camminando mi sento felice al pensiero di sedermi davanti alle mie Divinità di Gaura-Nitai per offrire Loro delle preghiere. Ringrazio il mio maestro spirituale per avermi dato il più meraviglioso dei doni. Posso immergermi nei nomi di Krsna dimenticando tutte le sofferenze della giornata e posso aspettare il domani per avere maggiori opportunità di ricordare il Signore.

Indra Krsna Dasa, un discepolo di Sua Santità Jayapataka Swami Maharaja, vive a Dubai con sua moglie e due figli. È laureato in ingegneria civile presso l’IIT di Kharagpur (India) e ha una laurea di specializzazione in ingegneria strutturale.

Meditazioni su Govardhana

Una campionatura delle migliaia di pellegrini che onorano la sacra collina Govardhana durante il mese speciale conosciuto come Karttika.
di Vaisesika Dasa

Nell’universo non c’è luogo più attraente o più misterioso della collina Govardhana a Vraja Mandala, a circa centocinquanta chilometri a sud di Delhi. Quando era sulla Terra Krsna sollevò la collina Govardhana e la sostenne per sette giorni per proteggere gli abitanti di Vrndavana. Egli rivelò inoltre che Govardhana è identica a Lui Stesso. Ora, cinquanta secoli dopo, milioni di pellegrini vengono qui a fare il parikrama – un reverenziale percorso a piedi intorno alla collina – durante il santo mese di Karttika (ottobre/novembre).
Solo per la misericordia dei Vaisnava mi è stato concesso di restare un po’ di tempo in questo posto magico durante questo magico mese. Ho trovato rifugio nel Bhaktivedanta Ashrama, annidato alla base della collina Govardhana e diretto da Sua Santità Kesava Bharati Dasa Goswami. Per la mia purificazione ho scritto alcuni appunti. Ecco quelli di oggi:
La polvere preziosa che aderisce ai piedi dei pellegrini che circoambulano la collina Govardhana è cintamani, polvere spirituale. Una particella di questa polvere vale più di tutte le ricchezze del mondo materiale.
Guardate quanti tipi diversi di pellegrini vengono a circoambulare Govardhana.
Con devozione e in silenzio, un sadhu avvolto nel suo abito color zafferano passa velocemente, con lo sguardo fisso in avanti. Poiché fa questo percorso ogni giorno, conosce ogni ciottolo, ogni albero, ed ogni mucca, avendoli già visti centinaia di volte.
Tre donne, due giovani e una di venerabile età, si sono riunite in gruppo per cantare preghiere a Giriraja (Govardhana) mentre camminano. Sembra che camminino intorno alla collina a un passo da terra, trasportate dal suono divino delle loro stesse voci.
Un capofamiglia dalla pelle molto scura e lucida e dai capelli corvini, con pantaloni marroni e una camicia bianca sporca, incede lungo il percorso seguito da moglie e figli. I bambini camminano con aria nobile facendo due passi per ogni passo del padre per mantenere l’andatura. La madre vestita con il sari porta con premura una borsa colma contenente una bottiglia d’acqua, biscotti e probabilmente qualche altro genere di ristoro.
Lungo il cammino un sadhu a piedi nudi con indosso solo un abito arancione che gli arriva alla caviglia, s’inginocchia vicino a un mucchio di pietre lisce e improvvisamente si allunga in avanti, con i magri muscoli della schiena contratti per porre una pietra alla volta su un mucchio di pietre che si trova davanti a un tempietto di Radha-Krsna. Un bastoncino d’incenso piantato in terra davanti al tempietto emana a tratti un fumo fragrante. Egli getterà 108 pietre, una alla volta, e ad ogni tiro si distenderà faccia a terra nella polvere. Dopo aver formato un mucchio di 108 pietre ripeterà l’intera operazione in avanti per la lunghezza del suo corpo, per poi iniziare nuovamente questo rito. Tra nove mesi da ora completerà il suo parikrama di Giriraja e probabilmente ne inizierà uno nuovo.

Un Tipo Diverso di Circuito

Ad un uomo che si affretta per recarsi al lavoro lungo un’autostrada molto lontana da questo posto, questi pellegrini possono sembrare dei pazzi (dopo tutto stanno facendo un percorso circolare intorno ad una collina), ma anche colui che percorre in macchina l’autostrada compie il suo circuito.
Ogni anima nell’universo desidera la ricchezza e la felicità e le cerca faticosamente dietro ogni angolo. Ma “Ahimé!” dice Prahlada Maharaja, “Le persone cercano invano correndo dietro ad un miraggio.” Ogni promessa di felicità non viene mantenuta.
A Govardhana però tutti questi pellegrini hanno la stessa luce negli occhi perché sono collegati ad una corrente spirituale che scorre lungo il sentiero – in essa trovano sollievo.
Come un cuoco impegnato a macinare spezie fresche gusta immediatamente il loro aroma e il loro sapore, qui i pellegrini avvertono la dolcezza di Govardhana, che ad ogni passo penetra le loro anime. Essa sale attraverso le piante dei loro piedi verso i loro cuori mentre camminano a piedi nudi lungo il sentiero. Diventano sempre più desiderosi di questa ambrosia, perciò camminano in cerchio intorno alla collina.
Queste anime sono fortunate perché hanno scoperto il segreto della vita. La felicità che cerchiamo febbrilmente – in tutto l’universo – è nascosta come un tesoro nei nostri cuori.
La strada per trovare questo tesoro è il raja-vidya, il re di tutte le scienze, ma il fatto stupefacente è che questa scienza è un segreto aperto.
Che quelli che hanno orecchie ascoltino:
Sri Krsna nella Bhagavad-gita (4.30) rivela che con il compimento dello yajna, il sacrificio al Signore, gusteremo una felicità eterna e torneremo da Dio.
“Tutti coloro che conoscono lo scopo del sacrificio si purificano dalle reazioni del peccato e, avendo gustato il nettare dei frutti del sacrificio, avanzano verso la suprema ed eterna atmosfera.”

Il Sacrificio e la Vita

Nel Kali-yuga Sri Caitanya ha portato il dharma per quest’era, il sankirtana-yajna. Yajna è la fonte perenne della felicità. Beviamone compiendo il sankirtana come ordinato da Sri Caitanya, seguendo le orme dei sei Gosvami. Durante tutto questo breve tempo della nostra vita diamo piacere a Prabhupada distribuendo i suoi libri. Concentriamoci in questo sforzo e cerchiamo di potenziarlo in tutto il mondo, come fece Prabhupada, allora anche la suprema dimora del Signore, Vrndavana, la definitiva dimora di tutta la felicità, per la misericordia del Signore, si aprirà per noi. Il sankirtana-yajna è la vita.
Govardhana-parikrama ki jaya!

Vaisesika Dasa ha distribuito i libri di Prabhupada fin dall’inizio degli anni ’70. Insegna l’arte di distribuire i libri ai membri dell’ISKCON in tutto il mondo.


SUONI SILENZIOSI

Ai devoti Hare Krsna in visita a scuole per sordi appare più evidente
che il bhakti-yoga è per tutti.
di Urmila Devi Dasi

È facile immaginare di essere ciechi. Basta chiudere gli occhi in qualche posto buio o camminare in una stanza buia di notte per avere le stesse sensazioni di coloro che non possono vedere. È quasi impossibile invece rendersi temporaneamente sordi. Innanzitutto è difficile sigillare completamente l’ingresso delle orecchie. Mettendoci le mani sulle orecchie o usando tappi da orecchie si riesce a bloccare solo una parte del suono. In secondo luogo, il suono si trasmette in gran parte attraverso le ossa del cranio, evitando l’orecchio. Perciò per una persona udente la possibilità di identificarsi con un sordo è limitata.
Forse il mio interesse per il mondo dei sordi era diverso da quello della maggior parte delle persone udenti. Il fondamento del bhakti-yoga, come viene insegnato nel movimento Hare Krsna, è ascoltare i nomi e le glorie del Signore. Come potrebbe un sordomuto fare entrambe queste cose? Un giorno ho scoperto le risposte ed ho esplorato quel mondo silenzioso, visitando quattro scuole per sordi ad Indore in India per presentare Sri Krsna ai ragazzi.
“È questo il nostro treno? Quale carrozza?”
Noi quattro camminammo lungo il treno e finalmente raggiungemmo una carrozza senza cuccette dove tirammo fuori la nostra colazione. Dai finestrini vedevamo la città di Ujjain, che stavamo lasciando, sfrecciare via rapidamente.
Gli altri viaggiatori della carrozza ci fissavano perché eravamo i soli ad indossare dhoti e sari, e a mostrare i segni del tilaka d’argilla sulla fronte, a indicare che siamo devoti di Krsna. Inoltre tre di noi avevano la carnagione chiara, cosa che in India di solito attrae molti sguardi. Non era però il nostro aspetto esteriore la cosa più strana. Era invece il modo in cui comunicavamo – in silenzio.
I gesti che normalmente integrano il nostro parlare erano diventati l’unico mezzo. Un componente del nostro guppo, Dayal Gauranga Dasa, era completamente sordo fin dalla sua nascita in una famiglia indiana del Regno Unito. Prema Pradipa Dasa, proveniente dalla Spagna, lo seguiva come suo interprete e Kesava Bharati ed io li accompagnavamo. Visitavamo le scuole come “oratori” ospiti. In quale modo avremmo insegnato la bhakti ai ragazzi sordi che stavamo per visitare?
Dayal Gauranga e Prema Pradipa erano stati recentemente iniziati come discepoli di Bhakti Caru Swami. Da molti anni introducono alla vita spirituale le persone sorde in Inghilterra (vedi Back to Godhead 28/2 1994, Project Profile). Provai con poco successo a comunicare direttamente con Dayal Gauranga e dovetti spesso ricorrere all’aiuto di Prema Pradipa.

La Situazione dei Sordi in India

Dopo un viaggio di circa due ore, Gyanendra Puroit, preside di una scuola, venne a prenderci alla stazione ferroviaria. Ci spiegò che in India c’è la seconda comunità di sordi più grande del mondo, ma che solo pochi di loro vengono educati a parlare con i gesti o ricevono l’opportunità di guadagnarsi da vivere. Infatti, solo il dieci per cento circa dei sordi indiani riceve una qualsiasi educazione specialistica. Questa era una delle poche scuole che insegna ai bambini e agli adolescenti le tecniche necessarie per comunicare. Gyanendra Puroit voleva il nostro aiuto per dar loro anche una ricca vita spirituale.
La stanza era prevalentemente piena di ragazzi. Il loro aspetto attraente, i loro occhi intelligenti e le espressioni piene di desiderio attrassero la mia attenzione. Molti di questi studenti dovevano vivere nella scuola. Fui la prima a parlare, con il direttore che traduceva le mie parole nel linguaggio dei segni.
Poiché viaggio spesso in Paesi in cui l’inglese non è la lingua madre, sono abituata a dare lezioni e presentazioni che vengono tradotte. Alcune traduzioni sono simultanee e questo richiede una grande abilità da parte del traduttore. Di solito un traduttore preferisce operare con frasi o periodi molto corti in cui l’oratore dice poche parole che vengono via via tradotte. Per insegnare in queste condizioni si deve mantenere una traccia dei propri pensieri durante le frequenti pause e spezzare le idee in piccoli “pezzi”. Quando le lezioni devono essere tradotte, cerco di disporre la stanza in modo che le persone possano vedere il linguaggio del corpo sia del traduttore che del mio, perché il linguaggio del corpo esprime circa il settanta per cento della comunicazione. Naturalmente, questi studenti non potevano sentire il tono della mia voce, da cui dipende circa il ventitré per cento della comprensione del significato della nostra comunicazione. Ma almeno, pensai, facciamo in modo che vedano le espressioni del mio viso e i miei gesti. Con questo pensiero, mi sedetti molto vicina al traduttore.

Concentrati sul Traduttore

Stavo per avere una sorpresa. Con quanta poca attenzione avevo riflettuto sul mondo dei sordi! Tutta la loro attenzione doveva focalizzarsi sul traduttore, perché dovevano leggere i suoi gesti, che mi apparivano come un’immagine confusa di movimenti. Neppure per un momento potevano dirigere anche la più piccola percentuale della loro concentrazione su di me.
Parlai di come noi non siamo il corpo. Ciascuno di noi è un’anima dotata di un originale corpo spirituale con sensi spirituali. La nostra copertura corporea riduce la nostra naturale capacità di vedere, di sentire e via dicendo. Nel corpo umano l’anima ha comunque la speciale possibilità di risvegliare la sua vera natura spirituale, proprio come le aquile hanno una particolare capacità di vedere e i cani uno straordinario odorato.
Sebbene la pratica del bhakti-yoga da parte dei sordi debba essere strettamente adeguata alle loro limitazioni fisiche, spiegai, Krsna è indipendente e può svelarSi completamente a chiunque si avvicini a Lui con amore, senza tener conto della sua situazione fisica. Continuavo a pensare quanto dovesse essere piacevole per questi giovani comprendere anche solo teoricamente che la loro vera identità non ha niente a che fare con questo corpo temporaneo.
Successivamente descrissi quanto Krsna sia meraviglioso – la Sua opulenza, la Sua natura e le Sue attività. E spiegai come unirsi a Krsna per mezzo della bhakti, lo yoga dell’amore e della devozione.
Pensando che cantare il nome del Signore potesse essere troppo difficile per loro, concentrai la mia presentazione su alcuni altri aspetti della bhakti, in particolare ricordare il Signore, adorarLo e servirLo.
Gli studenti quasi balzarono su per fare domande e i loro gesti erano così rapidi che sembrava scoppiassero dal desiderio.
“Per favore, raccontaci delle storie di Krsna!” continuavano a chiedere.
Raccontai una storia dopo l’altra e la loro gioia illuminava la stanza. Alcuni posero domande specifiche di filosofia. Rimasi colpita dalla loro grande intelligenza e dalla loro sete di conoscenza spirituale.
Un Compagno “Parla”

Alla fine Dayal Gauranga “parlò”. Sebbene nei diversi Paesi vengano usate forme completamente diverse del linguaggio dei segni, egli aveva imparato alla perfezione alcune di queste e conosceva le forme universali da usare in molti luoghi. A volte il direttore doveva aiutarlo con i segni particolari del sistema indiano, ma per la maggior parte delle volte egli riuscì a comunicare con gli studenti direttamente.
Come erano felici! C’era uno di loro, qualcuno che li capiva e che aveva con serietà e gioia intrapreso una pratica spirituale di solito prevalentemente basata sul suono. Quando Dayal Gauranga espose con i segni la sua presentazione, Prema Pradipa li tradusse in inglese parlato per Kesava Bharati e me. Eravamo così estranei al loro scambio basato sui gesti quanto loro lo erano al nostro basato sulle parole.
Ecco un’altra sorpresa: Dayal Gauranga alla fine li aveva fatti alzare per cantare il mantra Hare Krsna con lui. Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare/ Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Lo aveva fatto usando un segno particolare per ciascuna delle tre parole: Hare, Krsna e Rama. Più e più volte tutti “cantarono” il mantra con le mani e gli occhi. Di solito un canto di gruppo così, un kirtana, è forte e tuttavia dolce con le voci e gli strumenti che si mescolano nella connessione con il Signore Supremo che si manifesta attraverso il suono. In questo kirtana però non c’erano né tamburi né cembali e nessun harmonium melodioso. In effetti non c’era proprio nessun suono. Tuttavia la presenza del Signore nel Suo nome era palpabile in quella riunione.
Poi trascorremmo un po’ di tempo in altre tre scuole, due delle quali avevano dei bambini con difficoltà più gravi di quelle della prima. Una scuola provvedeva al mantenimento dei più poveri ed un’altra ad un insieme di ragazzi sordi ed altri ciechi. La nostra guida mi parlò di come i quattordici milioni di sordi in India apprezzino i libri illustrati e di quanto i suoi studenti desiderino leggere questi libri in inglese, che trattano di quanto sia meraviglioso Sri Krsna.
Cantare da Sordi

Tornando ad Ujjain in treno chiesi a Dayal Gauranga di spiegare come canta il mantra Hare Krsna per rispettare il suo voto di discepolo. Quando i membri dell’ISKCON diventano discepoli di un guru, promettono di astenersi dal sesso illecito, dagli intossicanti, dal gioco d’azzardo e dal consumo di carne. Essi fanno inoltre il voto di cantare il mantra Hare Krsna su ciascuno dei 108 grani, scorrendoli almeno sedici volte al giorno.
Dayal Gauranga ha quattro metodi per cantare e li alterna per mantenere la mente concentrata. Il primo consiste nel visualizzare i gesti della mano per ciascuna parola del mantra. Il secondo consiste nel visualizzare le parole stampate del mantra. Con il terzo visualizza la forma del Signore come Divinità da adorare. “Hare” è Radharani e “Krsna” e “Rama” sono Krsna. Il suo quarto metodo consiste nel formare le parole con la bocca e concentrarsi sulla sensazione della sua bocca per ogni parola.
Quando provai i suoi metodi mi trovai automaticamente anche a verbalizzare i suoni del mantra pronunciandoli sia a voce alta sia mentalmente. Era molto difficile meditare soltanto sulla visione o sulla sensazione senza il suono ed era anche molto lento.
“All’inizio”, ci comunicò con i gesti Dayal Gauranga, “mi occorreva almeno mezz’ora per finire un giro di 108 grani.”
Le persone dotate di udito in genere impiegano da cinque a sette minuti per fare la stessa cosa.
“Dopo molti anni, aumentando la pratica e la concentrazione riuscii a ridurre il tempo di un giro a venti minuti. Alcuni anni dopo arrivai a quindici minuti che è il tempo che ci impiego ora.” A causa della sua particolare situazione il suo voto è di un minimo di quattro giri al giorno, sebbene continui a cercare di cantarne di più.
Le persone udenti potrebbero avere la sensazione che questi metodi di meditazione sul mantra siano, sotto il profilo tecnico, non proprio cantare e ascoltare, ma certamente Krsna che comprende tutti i linguaggi e può ascoltare con uno qualsiasi dei Suoi sensi, accetta un servizio offerto con sincerità secondo le possibilità di ognuno. Si può anche notare praticamente che le persone sorde che cantano in questo modo si purificano e si rinforzano spiritualmente. Spesso potremmo avere la sensazione, mentre cerchiamo la vita spirituale, che le pratiche siano troppo difficili. Tuttavia c’era qualcuno che aveva titolo per giustificarsi ma non lo fece mai. Il suo viso risplendeva di felicità per la dedizione a questo desiderio di aiutare le persone sorde a trovare una profonda soddisfazione spirituale. Egli è fortunato di avere l’amore di suo fratello, di sua cognata e del nipote, che sono tutti gentili e sinceri devoti di Krsna. Riceve anche sostegno dal tempio Hare Krsna di Bhaktivedanta Manor situato fuori Londra.
In generale però, poche persone udenti conoscono il profondo desiderio che molti sordi hanno di ottenere risposte sul piano spirituale ai problemi della vita. Come Krsna mi ha dimostrato innumerevoli volte in vario modo, spesso sono le persone che sembrano avere meno di me, ad avere in realtà molto di più.

Urmila Devi Dasi, redattrice associata di BTG, ha conseguito una laurea in scienze dell’educazione presso l’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Sta lavorando a progetti per un curriculum internazionale destinato all’educazione primaria e secondaria dell’ISKCON.
Carana Kamala
(“Piedi di Loto”)
di Surdas, un poeta hindi del sedicesimo secolo

(Ritornello:) Offro le mie preghiere ai piedi di loto dell’adorabile Sri Hari.

(1) Per la Sua misericordia uno zoppo attraversa le montagne e un cieco vede ogni cosa.

(2) Un sordo sente e un muto parla di nuovo. Per la Sua misericordia anche una persona povera cammina con un servitore che tiene un ombrello sulla sua testa.

(3) Il Signore di Surdas è pieno di compassione. Offro dunque i miei omaggi ai Suoi piedi di loto ancora e ancora.


SPERANZA

La base del progresso spirituale.
Per essere certi della salute della nostra vita spirituale, dobbiamo trasformare la speranza materiale in speranza spirituale.
di Visakha Devi Dasi


La speranza – la consapevolezza del cuore umano che è possibile ottenere qualcosa di meglio – può segnare la differenza tra la vita e la morte. Victor Frankl, sopravvissuto all’Olocausto, nel suo Man’s Search for Meaning scrive che il numero delle morti nel campo di concentramento aumentò dopo l’Hanukkah, nonostante non ci fossero variazioni nelle già orribili condizioni del campo. Perché ne morivano di più?
Perché ogni anno si diffondevano voci che i prigionieri sarebbero stati liberati in tempo per le sante feste e quando questo non accadeva i prigionieri perdevano la speranza, il loro sistema immunitario s’indeboliva e rimanevano vittime di qualche malattia mortale. La speranza li aveva tenuti vivi e quando essa se ne andava, morivano.
Frankl scrive: “ Povero colui che non è riuscito a vedere più alcun senso nella sua vita, nessuno scopo, nessun obiettivo, perciò nessun motivo per tirare avanti. È subito perduto…”
Nello stesso modo, nel suo importante studio On Death and Dying, Elizabeth Kubler-Ross scrive: “Se un paziente smette di esprimere speranza, di solito questo è un segno di morte imminente. Possono dire: ‘Dottore, penso che sia finita,’ oppure “Scommetto che ci siamo,’ oppure possono comportarsi come quel paziente che credeva sempre in un miracolo e che un giorno ci salutò con le parole: credo che sia questo il miracolo – ora sono pronto e non ho più paura.’ Tutti questi pazienti morivano nelle ventiquattro ore.”
Per natura siamo fatti per essere pieni di speranza, ma pieni di speranza in che cosa? Vi sono molti tipi di speranza, ma generalmente, se ne possono distinguere due: la speranza spirituale e quella materiale.


La Speranza Spirituale

Rupa Gosvami descrive questo tipo di speranza come asa-bandha (“legato dalla speranza”). Una persona pensa: “Poiché sto cercando di fare del mio meglio per seguire i principi abituali del servizio devozionale, in un modo o nell’altro riuscirò ad avvicinarmi al Signore e certamente otterrò il Suo favore. Certamente ritornerò a casa da Dio.”
Nel sentimento di asa-bandha un devoto pensa: “Non sono nato in una buona famiglia, non ho fatto buone azioni, non ho alcuna conoscenza del Signore o amore per Lui e nessuna attrazione per i metodi dell’ascolto, del canto e del ricordo di Lui, che svilupperanno questo amore. Tuttavia desidero ancora avvicinarmi a Lui. E questo stesso desiderio mi sconvolge perché sono completamente inadatto a farlo. In termini di giustizia il mio caso è senza speranza; ho solo demeriti, perciò cerco la mia fortuna nella misericordia del Signore.”
In altre parole, con la sua speranza spirituale il devoto dice al Signore: “Sono venuto da Te. Se c’è anche una minima possibilità, salvami.”
Lo Srimad-Bhagavatam (5.5.15) afferma: “Colui che desidera seriamente tornare a Dio, nella sua dimora originale, deve considerare la misericordia del Signore Supremo come il bene supremo e lo scopo primo dell’esistenza.”

La Speranza Materiale

Nel Nono Capitolo della Bhagavad-gita Krsna usa la parola moghasa. Mogha significa “frustrato” e moghasa si riferisce alle persone frustrate nella loro speranza. Più avanti, nel Capitolo Sedicesimo, il Signore parla di asa-pasa, coloro che sono intrappolati in una rete (pasa significa “trappola”) di centinaia di migliaia di speranze e completamente immersi nella lussuria e nella collera.
La speranza di qualsiasi tipo di guadagno materiale, come fama, fortuna, potere, successo o relazioni è simile a un laccio che incatena l’anima. Noi siamo fatti per la speranza spirituale, ma, confusi dalla vita materiale, le nostre speranze sono ora materiali e così siamo soggetti alle onde dell’insoddisfazione. Colui che ha speranze materiali, dice Krsna, sarà ansioso, preoccupato e sofferente – in una parola, sconfitto.
Per liberarci dalla trappola frustrante della speranza materiale, è necessario trasformare la nostra speranza da materiale a spirituale.

Per Trasformare la Speranza Bisogna Accettare la Volontà del Signore

Nello Srimad-Bhagavatam Maharaja Dhrtarastra, l’anziano e infermo antenato della dinastia Kuru, ha dato un esempio del metodo per lasciare la speranza materiale. Dopo che tutti i suoi figli furono uccisi nella battaglia di Kurukshetra, Dhrtarastra era mantenuto dai suoi cinque nipoti, i fratelli Pandava, che per molti anni aveva trattato indegnamente. Fu il saggio Vidura, fratellastro di Dhrtarastra, che diresse nuovamente la speranza di Dhrtarastra dalle comodità materiali alla realizzazione spirituale.
Vidura disse: “È Dio, la Persona Suprema, che viene incontro a tutti noi nella forma del tempo eterno [kala]. Colui che viene raggiunto dal tempo eterno deve rinunciare alla sua vita, così cara, e naturalmente a tutto ciò che l’accompagna, come le ricchezze, gli onori, i figli e le proprietà.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.19-20)
Perciò, il primo passo per trasformare la speranza è renderci conto che Krsna, nella Sua forma del tempo, ci porterà via tutto ciò che è materiale. In questo universo nessuno e niente può controllare l’assalto del tempo. Dal punto di vista materiale la nostra situazione è senza speranza: per la volontà del Signore la vecchiaia e la morte vengono per ciascuno di noi. Per mezzo della conoscenza della nostra identità eterna – piccoli servitori di Dio – per la grazia di Dio possiamo gradualmente smettere di sperare in cose destinate a perire.

Diventate Distaccati

Forti della conoscenza della nostra vera identità, i desideri materiali sono sempre meno attraenti e in questo modo diminuiscono le speranze materiali che nascono dai desideri materiali. Possiamo sentire che la nostra intelligenza diventa serena, che le nostre priorità vengono riordinate. Il distacco ci libera dalla schiavitù alle cose banali e dalla preoccupazione per il passato o per il futuro. Accettiamo la misericordia di Krsna qualsiasi forma essa abbia.
Vidura usa parole forti per aiutare Dhrtarastra a diventare distaccato: “Sei cieco dalla nascita e ora stai diventando anche sordo; la tua memoria si accorcia, l’intelligenza si offusca, i denti ti cadono, il fegato funziona male, tossisci e sputi rumorosamente. Ahimé, com’è radicata negli esseri la falsa speranza di continuare l’esistenza all’infinito… Tu ti rifiuti di morire e nutri il desiderio di vivere a prezzo dell’onore e della dignità, ma il tuo corpo, di cui non conosci il giusto valore, finirà per ridursi in polvere, come un vestito consumato dal tempo.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.22-25)
L’anima è eterna, perciò tutti hanno un impulso naturale ad evitare la morte. Dhrtarastra non faceva eccezione. Desiderava continuare a vivere comodamente, ma il corpo che è materiale non durerà indefinitamente. Era responsabilità di Dhrtarastra, come lo è per noi, usare il corpo, la mente e l’intelligenza per progredire spiritualmente. La forma umana di vita costituisce un’opportunità per l’autorealizzazione e per tornare a casa, da Dio, non per restare nel mondo materiale eternamente. Srila Prabhupada commenta: “Cinquemila anni fa c’era un solo Dhrtarastra, ma oggi c’è un Dhrtarastra in ogni casa.” La maggior parte delle persone rimane attaccata alle attività temporanee e insignificanti dimenticando l’opportunità che la nascita nella forma umana offre. Trascorrono la loro vita senza speranza spirituale.

Sviluppate Fede nel Signore

Dopo aver accettato la volontà del Signore ed esserci distaccati dalla nostra posizione materiale (pur continuando a compiere il nostro dovere), il passo successivo per trasformare la speranza è di aver fede in Krsna.
Se non abbiamo fede in Krsna ma abbiamo fede in qualcosa di materiale, che trasformiamo in un appiglio a cui attaccare la nostra speranza, prima o poi saremo profondamente delusi. Non c’è niente nel mondo materiale che valga la nostra speranza. Nessuna cosa materiale può trasportarci oltre il livello materiale, là dove desideriamo andare. Confidare in qualcosa di materiale (ivi compresa la nostra intelligenza e le nostre capacità) significa non usare il dono che Krsna ci ha dato per tornare da Lui – la speranza spirituale. Se abbiamo fede in Krsna avremo fiducia nei Suoi insegnamenti. Per la Sua grazia comprenderemo che siamo minuscoli esseri spirituali completamente dipendenti da Lui e desidereremo servire Lui e i Suoi servitori più di qualsiasi altra cosa possiamo desiderare.
Vidura, con le sue parole energiche richiama questa verità nel cuore di Dhrtarastra. “Può certamente essere considerato un uomo di prim’ordine colui che grazie alla realizzazione personale e all’ascolto da altre fonti diverse diventa consapevole del carattere illusorio di questo mondo materiale e lascia quindi la casa per dipendere totalmente dal Signore Supremo, situato nel suo cuore.” (Srimad-Bhagavatam1.13.27)
Ovunque siamo non siamo soli. Dio, la Persona Suprema, è con noi e può proteggere i Suoi devoti sinceri indipendentemente dalle circostanze in cui si trovano. Perciò in qualsiasi luogo possiamo ascoltare e cantare i Santi Nomi del Signore, parlare di Lui e cercare la compagnia dei Suoi devoti. La speranza spirituale si risveglia in proporzione alla nostra sincerità.

Usate il Vostro Libero Arbitrio in Modo Appropriato

Poi, Vidura fa appello al libero arbitrio di Dhrtarastra. Come tutti noi, Dhrtarastra aveva una possibilità di scelta: riporre la propria speranza in ciò che non è (in maya, l’energia illusoria del Signore) o in ciò che è, la vita spirituale. Krsna gentilmente ha dato a tutti noi il libero arbitrio e per la Sua grazia siamo liberi di fare la Sua volontà. Siamo liberi di riporre la nostra speranza in quello che scegliamo, ma la speranza spirituale è un dono di Krsna che ci permette di avvicinarLo. Vidura disse a Dhrtarastra: “Parti dunque per il nord, ti prego, senza dire niente ai tuoi parenti, perché verrà presto il tempo in cui si degraderanno le buone qualità dell’uomo.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.28) Dhrtarastra avrebbe potuto scegliere di restare, ma grazie al suo libero arbitrio non lo fece.

Rafforzate la Vostra Fede in Dio

Dhrtarastra partì per la foresta accompagnato dalla moglie Gandhari e da Vidura, che rafforzò la fede di Dhrtarastra nel Signore.
La fede, secondo la definizione di Krsnadasa Kaviraja, è una inflessibile fiducia in qualcosa di sublime.
La Svetavatara Upanisad (6.23) afferma: “Solo a quelle grandi anime che hanno una fede incondizionata sia nel Signore che nel maestro spirituale vengono rivelati automaticamente tutti i contenuti della conoscenza vedica.”
Colui che ha fede sa che servendo il Signore tutto è compiuto. Ogni anima è fatta per servire il Signore e la fede ci permette di rimanere attaccati a questo servizio nonostante tutti gli ostacoli. La fede ispira la speranza spirituale nel cuore. Viviamo pregustando quello che potrà essere – che nonostante le nostre manchevolezze possiamo tornare a casa, a casa da Dio. Vivendo con questa speranza, accettiamo le cose che non possiamo cambiare, sapendo che c’è una ragione per tutto ciò e che in ultima analisi la persona che controlla è Krsna, il nostro benefattore e il nostro amico più caro.
Con questa speranza sperimentiamo la misericordia di Krsna nella nostra vita. “Animato da una forte determinazione, Maharaja Dhrtarastra, con la ferma convinzione che nasce dal sapere interiore, lasciò immediatamente il palazzo per intraprendere la via della liberazione seguendo le direttive del fratello minore Vidura.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.29)
Srila Prabhupada commenta: “Non ci vergogniamo di ammettere che quest’affermazione si è rivelata vera nella nostra personale esistenza, perché se non fosse stato per il favore di Sua Divina Grazia Srimad Bhaktisiddhanta Sarasvati Gosvami Maharaja, nei pochi minuti del nostro primo incontro, non ci sarebbe stato possibile intraprendere l’opera monumentale di presentare lo Srimad Bhagavatam in inglese. Se non ci fosse stato questo incontro al momento opportuno, saremmo forse diventati grandi industriali, ma non saremmo mai stati capaci di camminare sul sentiero della liberazione e impegnarci in modo concreto nel servizio di devozione al Signore seguendo le istruzioni di Sua Divina Grazia.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.29, Spiegazione)
Nella canzone Sri guru-vandana (“L’adorazione di Sri Guru”), Srila Narottama Dasa Thakura usa due volte la parola asa.

guru-mukha-padma-vakya,
cittete koriya aikya
ar na koriho mane asa
sri-guru-carane rati,
ei se uttama-gati,
je prasade pure sarva asa

“Il mio unico desiderio è ascoltare le parole che emanano dalla sua bocca di loto. L’attaccamento ai piedi di loto del maestro spirituale è la fonte di ogni progresso spirituale.”
Commentando questo verso Srila Prabhupada in varie occasioni disse: “Se vuoi davvero progredire, allora devi avere una ferma fede nei piedi di loto del guru… Questo è l’insegnamento di tutta la filosofia Vaisnava. Perciò se non lo facciamo rimaniamo mudha?[mascalzoni].” (Filadelfia 1975) “Dobbiamo soltanto ricevere istruzioni dal guru e se le mettiamo in pratica con tutto il nostro cuore e la nostra anima, avremo successo. Questo è ciò che avviene.” (Los Angeles 1975) “Se si ha una guida giusta, allora si ha la felicità. Altrimenti non c’è felicità.” (Vrindavan, 1977)
Ascoltando il maestro spirituale autentico come Dhrtarastra ascoltò Vidura e come noi ascoltiamo Srila Prabhupada apprendiamo della nobile posizione dell’anima – cioè di noi stessi – e le attrazioni materiali divengono fantasmi.
Una speranza mal riposta ci induce a sbagliare e ci limita. “Perché devo lasciare che la speranza materiale m’inganni?” pensiamo. “Questa speranza serve solo a derubarmi e a farmi soffrire.” Senza la speranza spirituale conduciamo una vita triste, povera, ad una dimensione, piena di problemi personali e di confusione. Legati mani e piedi agli impulsi, alle illusioni e alle idiosincrasie, non facciamo mai ciò che vorremmo davvero fare, ma solo quello che la paura, l’invidia e la collera ci ordinano.
Dhrtarastra, preso nella trappola della politica, della lussuria e degli attaccamenti familiari, aveva provato ad ottenere il successo materiale, ma era stato completamente frustrato: grazie però ai potenti insegnamenti di Vidura, un elevato devoto di Krsna, che seppe evocare la fede di Dhrtarastra, questi ottenne il successo nella autorealizzazione. Devoti come Vidura non solo tagliano le catene degli attaccamenti materiali ma nutrono anche i legami spirituali che ci attraggono verso il Signore. Nello stesso modo, con la nostra fede in Srila Prabhupada e nei suoi rappresentanti e con la loro misericordia, rinneghiamo le speranze di una cultura materialistica.

Il Risultato

Accettando la volontà del Signore, divenendo distaccati a livello materiale, avendo fede in quello che Egli fa, usando il nostro libero arbitrio per impegnarci al Suo servizio e per accrescere la nostra fede in Lui curiamo e raccogliamo esperienze che nutrono la speranza. Gradualmente desideriamo di migliorare il nostro servizio al Signore e sebbene possiamo essere non qualificati sotto molti aspetti, abbiamo fiducia che in un modo o nell’altro conseguiremo il successo spirituale. La speranza spirituale ci permette di usare le cose per il loro vero scopo, cioè come mezzi che ci portano da Krsna. Vivere con la speranza spirituale significa vivere nel presente, sempre ispirati dal futuro. È come vivere con il sentimento che arrendendoci a Krsna avremo tutto ciò che potremmo mai desiderare. Quando le nostre speranze sono riposte in Krsna, siamo liberi dalla confusione delle attese che nascono dalla lussuria e dall’avidità e siamo legati a quella Persona Suprema che può portarci in un regno al di là della nostra immaginazione.
Dhrtarastra s’impegnò nello yoga, controllando la mente e i sensi e si liberò dal pensiero degli affetti familiari. Egli “rivolse i suoi sensi verso il Signore Supremo e Assoluto, sottraendosi così alle contaminazioni delle influenze della natura materiale, cioè virtù, passione e ignoranza materiale.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.54)
Sebbene Dhrtarastra usasse l’astanga-yoga per liberarsi dalla speranza illusoria, in quest’era il metodo consigliato è il bhakti-yoga. Seguendo tutte le regole e i principi della bhakti, concentrando le nostre menti sul Signore e servendoLo in qualsiasi modo possiamo, le nostre inutili speranze materiali si acquietano. Mentre le parole del maestro spirituale ci toccano personalmente ed intimamente e ci convincono, la distanza tra Krsna e noi diminuisce gradualmente. La speranza spirituale ci prepara a provare cose divine. Per mezzo del suo mistero possediamo la promessa d’amore da parte di Krsna, indipendentemente da ciò che accade. Questa speranza è la differenza tra la vita spirituale e la morte spirituale. La speranza ci salva o ci rende schiavi.
Srila Prabhupada scrive: “Un puro devoto del Signore non abita veramente su alcun pianeta materiale, né sente alcun contatto con gli elementi materiali. Il suo corpo non si può dire materiale perché è percorso dalla corrente spirituale generata dall’identità dei suoi interessi con quelli del Signore Supremo. Così rimane per sempre completamente libero da tutte le contaminazioni. Vive sempre nel mondo spirituale grazie alla potenza del suo servizio devozionale. Le anime condizionate rimangono invece prigioniere della materia, mentre quelle liberate sono molto al di là della copertura materiale.” (Srimad-Bhagavatam 1.13.55 Spiegazione)
La speranza spirituale ci dà concentrazione e scopo; a tutto ciò che facciamo dà una potente ed espressiva risonanza. I nostri spiriti si elevano. Camminiamo su questo pianeta con fiducia, le esperienze giornaliere diventano piene di significato e alzarsi al mattino diventa una gioia. La speranza spirituale dà luce e pienezza alla vita. Essa stimola la crescita spirituale, ci rende forti, vivi, misericordiosi e indifferenti ai contrasti materiali e all’accumulo di oggetti e di denaro. Permette alla nostra vita di crescere nell’amore, nella grazia e in una soddisfazione senza fine, perché ci porta verso la verità e la bellezza del Signore. E qual è lo scopo dell’esistenza se non scoprire la Sua verità e la Sua bellezza e condividerle con gli altri.

Visakha Devi Dasi da più di trent’anni contribuisce con articoli e fotografie a BTG. Lei e suo marito vivono dal 1999 a Saranagati Village, una comunità Hare Krsna nella Columbia Britannica.


e-Krishna

Profili di siti collegati a Krsna

Vanipedia e i VEDA
L’apprendimento online è diventato più facile con l’accesso a due siti trascendentali. Vanipedia, di Visnu Murti Dasa e del suo gruppo, è un sito prezioso per studiare i libri e gli insegnamenti di Srila Prabhupada. Il primo passo si trova ora online. VEDA: La conoscenza vedica online, gestito da Bhakta Jan Mares, è la più grande e completa enciclopedia online del mondo vedico. Queste due ispiranti risorse sono l’opera di devoti dedicati e innovativi.

Vanipedia
Vanipedia è progettata per essere una dinamica enciclopedia interattiva di tutte le parole di Srila Prabhupada.
“È una risorsa per qualunque ricercatore spirituale o devozionale” afferma Visnu Murti Dasa, “e una vasta biblioteca di profonda conoscenza.”
Il sito costituisce un’opera in costruzione. È progettato come un fiore di loto con sei petali: Vanibooks, (libri) Vaniquotes, (citazioni) Vaniversity, (università) Vanimedia, (strumenti di comunicazione) Vanisource (origini), e Vanictionary (dizionario). Devoti di tutto il pianeta si sono offerti volontari per collaborare e completare ognuna delle sezioni.
“La chiave del pieno successo del progetto” dice Visnu Murti, “saranno i contributi tecnici e devozionali di molte persone dedicate e di talento che collaborano da ogni parte del mondo.”
Mettendo l’intero corpo delle istruzioni di Prabhupada a disposizione dei devoti, il sito Vanipedia proverà ad essere una risorsa estremamente preziosa nell’aiutare i devoti a migliorare il loro servizio a Srila Prabhupada.
Collegatevi a www.vanipedia.org

VEDA: La conoscenza vedica online Jan Mares afferma che l’idea originale per VEDA: La Conoscenza Vedica online, gli venne dal suo amico Varnadi, un programmatore di computer che ora vive in Florida.
“Doveva essere un’enciclopedia, ma nel corso del tempo c’è stata un’espansione” dice Jan. “Ora include un’introduzione al bhakti-yoga, una sezione interreligiosa, una sezione di download (scaricamento di file), e un planetario Vedico.”
Come enciclopedia, VEDA costituisce una miniera d’oro per i Vaisnava.
La sezione Biblioteca contiene materiali unici, alcuni non disponibili in nessun altro sito online, incluse biografie di acarya Vaisnava, seminari e guide di studio.
In VEDA potete mettere alla prova la vostra conoscenza vedica con quiz online e potete scaricare una varietà di guide di studio per migliorare la vostra comprensione del mondo della letteratura vedica. Jan dice che la sua motivazione nel mantenere il sito VEDA è quella di aiutare la diffusione della conoscenza vedica su larga scala. “Quando abbiamo cominciato sette ani fa”, dice, “questo tipo di informazioni non si trovavano online. Desideriamo rendere VEDA una risorsa vaisnava vedica aperta a tutti.”
Digitate www.veda.harekrsna.cz
Antony Brennan

LIBRO DI MEDITAZIONE
SU

Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-Acarya Dell’associazione Internazionale per la
Coscienza Di Krishna

È con immensa gioia che la Bhaktivedanta Book Trust presenta a tutti i devoti un libro di meditazione su Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada. Si tratta di una selezione di immagini storiche, molte delle quali inedite, presentate per la prima volta in un’edizione d’arte di grande formato.
È un’opportunità per consentire a tutti di avvicinarsi a Srila Prabhupada e sviluppare un sentimento di amore e devozione.

Caratteristiche dell’opera:

Grande formato: 39,5 x 31,5 cm.
Copertina e cofanetto in seta.
192 pagine su carta avorio.
178 fotografie restaurate a colori e in bianco e nero, che mostrano momenti storici e indimenticabili di Srila Prabhupada con i devoti e la sua predica in tutto il mondo.

Il libro è disponibile presso:
BBT Italia srl, strada Bonazza, 11
50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)
telefono: 0558076414
fax: 0558076630
mail: nimaipandit@bbtitalia.com o presso i templi Hare Krsna.

Vi preghiamo di non perdere questa opportunità unica di avere il darsana di Srila Prabhupada, mitigando in questo modo la tristezza della separazione da lui, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa.
e l’Esempio